La visita di P. Bernardo Christen d'Andermatt
Gli anni
della soppressione degli Ordini religiosi
La visita in Sardegna
di P. Bernardo Christen d’Andermatt
di P.
Tarcisio Mascia
Fino all’arrivo di P. Bernardo Christen d’Andermatt (giugno
1890), appena due volte i Ministri Generali dell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini avevano visitato la Sardegna: si tratta dell’austriaco P. Erhard da
Radkersburg (1785) e del francese P. Eugenio da Roumilly (1839-1840).
Del primo Voce ha
parlato nei numeri di aprile e maggio 2012, presentando la visita come l’ha
raccontata il segretario del Generale, il tedesco P. Rembert von Amorbach nel
suo diario, un resoconto molto interessante e dettagliato dell’isola, della sua
gente, dei suoi costumi e dello stato delle vie di comunicazione.
Del secondo non abbiamo una
narrazione analoga, ma abbiamo ugualmente dei dati interessanti. Eugenio da
Rumilly, proveniente da Napoli, entrò in Sassari il 2 aprile, accompagnato dal
suo consultore, il sardo Salvatore da Ozieri, futuro ministro generale
dell’Ordine, da due segretari e da due fratelli laici. Sempre a piedi all’età
di 70 anni, visitò prima la provincia di Cagliari, poi quella di Sassari. Ritiratosi
in Ozieri, il 10 gennaio 1840, pubblicò la nomina dei superiori della provincia
di Cagliari; indi il 20 marzo, presiedendo il capitolo tenuto in Cuglieri,
pubblicò l’elezione dei superiori di quella di Sassari, e il 10 aprile salpò da
Portorres per Torino.
Cinquant’anni dopo giungeva
nell’Isola P. Bernardo Christen d’Andermatt (1837-1909), alunno della Provincia
Svizzera ed eletto ministro generale dell’Ordine cappuccino nel 1884, in un
momento estremamente difficile per l’Ordine a motivo delle reiterate
soppressioni che avevano disperso i frati, chiusi i conventi, i noviziati e gli
studi. Durante i suoi 24 anni di generalato, egli riorganizzò la Curia
Generale, iniziò la pubblicazione di Analecta
Ordinis, prese in mano la direzione delle Missioni affidate all’Ordine, pubblicò
le Ordinationes del capitolo generale
del 1884, ma fu soprattutto impegnato nella visita canonica alle province
dell’Ordine: ne visitò ben 41, spingendosi fino all’America e all’Asia.
Quando P. Bernardo, nel giugno del
1890, giungeva in Sardegna sapeva già che cosa l’aspettava: una situazione
semplicemente disastrosa. Proprio in quest’anno le due province dell’Isola, la Calaritana e la Turritana, venivano unificate in un unico Commissariato, affidato
alla guida di P. Massimo da Siliqua, a motivo della dispersione e della
scarsità numerica dei religiosi.
In occasione del centenario della
morte di P. Bernardo Christen da Andermatt, l’Ordine dei Cappuccini organizzò a
Roma un convegno di studio sulla sua figura. Gli Atti di quel convegno (11-13
marzo 2010) furono poi raccolti in volume, curato da Benedict Vadakkekara
(Roma, 2012). Uno di questi studi è stato dedicato alle visite del P. Bernardo
alle province dell’Ordine, tra queste quella alle Province sarde.
La visita ebbe luogo secondo il
seguente calendario: Sassari (19-22 giugno), Oristano
(22-23 giugno), Sanluri (24-25 giugno), Cagliari (26-27-28-29).
Il giorno 29 il Ministro ripartì per Sassari e il 1° luglio a Porto Torres s’imbarcò
per la Corsica. Fu una visita piuttosto breve: una decina di giorni,
soprattutto se paragonata a quella ben più lunga del suo predecessore P.
Eugenio da Rumilly, durata oltre un anno.
José Angel Echeverria, autore di
un contributo sulle visite del Ministro Generale alle Province dell’Ordine, pubblicato
nel volume degli Atti sopra segnalato, così sintetizza la visita alle due
province.
Provincia di Sassari. Dalla Corsica il P. Andermatt
passò in Sardegna il 20 di Giugno (1890), iniziando la visita dalla Provincia
di Sassari il giorno 22. Qui la situazione gli si presentò tuttavia peggiore di
quel che pensava, di modo che non poté venire a capo di ciò che si proponeva di
fare. La qualifica che meritava la provincia era quella di essere già morta («infelice
già morta Provincia», AGC, Ms AJ3 Visite Generali 1876-1908, 97). La
provincia contava 39 sacerdoti dispersi e alcuni laici. Solo nel convento di
Sassari vivevano insieme tre religiosi (un sacerdote e due laici), nello spazio
che lasciava loro un Istituto di beneficenza per ragazzi poveri che il municipio
aveva collocato colà. I religiosi restanti esercitavano uffici ecclesiastici
come parroci, cappellani e abitavano con le loro famiglie o nelle case che si
erano procurate. Il ministro generale, data la situazione, decise di non fare
la visita, ma da Roma inviò una lettera a ciascuno dei religiosi (ivi, 98-100).
In essa incolpava i superiori del fatto che i religiosi non si fossero riuniti
come in altre province, e anche i religiosi perché non avevano fatto ricorso ai
superiori generali, che li avrebbero aiutati nella ricostruzione della
provincia, poi aveva incitato i loro superiori a fare qualcosa, ma questi erano
rimasti inattivi.
Perciò questa provincia era
l’unica che non era stata ripristinata e nella quale non si erano messe in
pratica le ordinazioni dell’ultimo capitolo generale relativamente ai conventi
soppressi e ai frati dispersi. Nella lettera, che conteneva diverse richieste,
si chiedeva che ogni religioso lo informasse liberamente della sua situazione:
luogo di residenza, ministero, con chi viveva, se vestiva l’abito religioso o
quello clericale, se aveva fatto testamento e in quali condizioni, se era
disposto a recarsi a un convento della sua provincia o di un’altra, se pensava
che si potessero riunire alcune famiglie religiose e con quali mezzi, ecc.
Provincia di Cagliari. In Sardegna il P. Andermatt
visitò anche la provincia di Cagliari, a partire dal giorno 22 di giugno fino
al 29. Di nuovo incontrò una provincia, se non morta, vicina a morire, che
contava tre conventi (Oristano, Sanluri e Cagliari) ricomprati dai municipi,
nei quali c’erano pochi religiosi e anziani, ma di buono spirito e grande zelo
apostolico. Il ministro generale descriveva così la situazione:
«Se per Noi fu una pena il
vedere questi nostri Conventi così spogli di Religiosi, rimanemmo d’altra parte
fortemente edificati per lo zelo delle anime, per l’attività, per lo spirito di
osservanza della regola, per il buon volere infine di questi pochissimi
vecchi-ottimi Padri, mancanti del tutto di aiuto per l’attuazione dei loro e
nostri desideri, quali sarebbero una restaurazione di questa moribonda
Provincia». (ibid. 100).
Non lasciava ordinazioni perché i
padri anziani non potevano fare di più di quello che facevano, però inviò una
circolare da Roma, datata il 2 di agosto (cf ibid. 101-102). Nella lettera
esortava i frati a continuare con lo stesso tenore di vita, ma soprattutto li
esortava imperiosamente, se non volevano che la Provincia scomparisse, a
riaprire il noviziato in un convento, quantunque questa opera fosse «ardua e
difficoltosa». Gli impedimenti che i frati vedevano al riguardo, e che
erano logici, e che consistevano nella mancanza di personale e nella nota
mancanza di vocazioni, dovevano essere superati con un fatto, non con
discussioni prolisse: l’esistenza di un noviziato nell’isola, che contava
numerose vocazioni e che egli aveva visto durante la visita.
Gli anni successivi alla visita
saranno segnati da alcuni eventi importanti. Intanto nel 1892 il Noviziato
venne trasferito a Cagliari, nel convento della Divina Provvidenza, dove i
frati si erano sistemati subito dopo la soppressione. Era stato lo stesso P.
Luigi Maria da Ghilarza, allora Ministro Provinciale, che nel 1867 – l’anno
stesso dell’abbandono da parte dei frati del convento di Buoncammino – ad
acquistare con enormi spese la palazzina del marchese di Laconi, sita in Via
Giardini ed intitolata alla Divina
Provvidenza. Qui venne dunque trasferita la sede del Noviziato.
Nel 1900 P. Mauro da Subiaco fu
nominato dal Ministro Generale nuovo commissario dell’Isola. Nel 1902, nuova
trasferimento del Noviziato a Sanluri.
Nel 1904, su richiesta del P.
Mauro da Subiaco, il Municipio di Cagliari restituisce in proprietà ai frati la
chiesa di Sant’Antonio e parte dell’antico convento dietro il pagamento di una
forte somma. Contemporaneamente fu acquistato anche un terreno intorno alla
chiesa sul lato nord. L’atto notarile di compra-vendita è del 13 febbraio 1904.
L’evento fu interpretato dai frati come un miracolo ottenuto da Sant’Antonio,
che avevano invocato quotidianamente a questo scopo. I frati si trasferirono
nel convento riacquistato forse nel gennaio 1905.
Il ritorno al convento di
Sant’Antonio, in Buoncammino, che era stato sin dall’inizio il primo convento
della Provincia Sarda, segnerà anche l’inizio di una nuova storia della
presenza dei Cappuccini nell’Isola. Non mancheranno i problemi negli anni
successivi, soprattutto nella prima metà del ‘900, ma sarà comunque la
continuazione di un percorso impreziosito dalla presenza di numerosi frutti di santità.
Commenti
Posta un commento