Presto Beato il primo cappuccino americano, P. Francesco Solano Casey
Il 18 novembre sarà
beatificato a Detroit
Il cappuccino P.
Francesco Solano Casey
(1870-1957)
di P. Tarcisio Mascia
P. Solano è il primo
cappuccino americano a salire sugli altari – Una vicenda biografica
straordinaria: dalla regione dei Grandi Laghi a New York e infine a Detroit –
Semplice sacerdote (senza la facoltà di confessare e predicare) e portinaio, fu
anche il divulgatore dell’Opera Serafica SS. Messe – Nella grande depressione
fu apostolo di carità organizzando la mensa dei poveri - La sua vita di
preghiera, un inno di lode e di ringraziamento a Dio.
Roma. Sabato 18 novembre
prossimo, a Detroit, il Card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per il
Culto dei Santi, su mandato di Papa Francesco, proclamerà “Beato” il cappuccino
americano, Padre Francesco Solano Casey. È il primo cappuccino del continente
americano a raggiungere questo traguardo, benché ci si auguri che qualcun altro
lo segua a breve, come il cileno Francisco Valdès Subercaseaux (1908-1981). Il
neo beato chiude anche un anno benedetto per il suo Ordine: infatti il 7
ottobre scorso, a Milano, è stato beatificato il cappuccino Arsenio da Trigolo
(1849-1909) e il 15 dello stesso mese è stato canonizzato da Papa Francesco il
Beato Angelo d’Acri (1669-1739).
Il P. Francesco Solano Casey nacque il 25 novembre 1870 a Oak Grove nel
Wisconsin. Nasceva dunque appena due mesi dopo la fine dello Stato Pontificio e
del potere temporale (20 settembre 1870): un momento drammatico per la vita
della Chiesa e per il pontificato di Pio IX, avviato ormai alla conclusione
(1878). Ma l’America era troppo lontana perché la famiglia Casey se ne
accorgesse o potesse percepire anche solo lontanamente la “nequizia dei tempi”, come allora si diceva. Una famiglia, quella
del Beato, di origine irlandese e numerosa: ben sedici figli nati dall’unione
di Bernard James Casey e di Ellen Elizabeth Murphy. Solano, che venne
battezzato col nome di Bernard Francis, era il sesto. La sua era una famiglia
di contadini, dediti alla coltivazione dei campi e all’educazione cristiana dei
figli, nell’ampio e suggestivo scenario della regione dei Grandi Laghi, con le
sue immense foreste di conifere e le migliaia di laghi di origine glaciale, e
il grande e maestoso Mississippi. In questa splendida cornice si svolse una
gran parte della vita del Beato.
Il piccolo Bernard, detto familiarmente Barney, all’età di 13 anni fece la
sua prima comunione nella parrocchia di St. Patrick in Hudson; e qui,
assistendo alla S. Messa, avvertì il primo desiderio di diventare sacerdote. Ma
le gravi difficoltà familiari determinarono nell’immediato altre scelte. E così
anche Barney dovette fare la sua parte. Fu taglialegna a quindici anni, guardia
carceraria a sedici, conducente di tram a diciassette, senza sottrarsi al
fascino della musica (si dilettava a suonare la fisarmonica, il violino, ecc.)
e dello sport di ogni genere, soprattutto il baseball, la caccia e la pesca.
Benché avesse solo diciassette anni, aveva già in mente qualche pensiero di
matrimonio: aveva infatti conosciuto una ragazza compagna di classe, Rebecca
Tobin, con la quale pensava di metter su una famiglia. Ma il sogno s’infranse a
motivo dell’opposizione della mamma della ragazza.
Seppure col cuore a pezzi, Barney riprese in mano la sua vita. A vent’anni,
nel 1890, si trasferisce più a nord, a Superior, sempre nel Wisconsin, dove fu
assunto come conducente prima e poi responsabile e istruttore presso le tranvie
elettriche. Nel contempo incominciò a frequentare la parrocchia del S. Cuore,
retta dai Frati Minori, dove conobbe e scelse, come direttore spirituale il P.
Eustachio Vollmer. Fu questi a consigliargli di mettere in atto il suo sogno di
diventare sacerdote. Ma la strada al sacerdozio non fu agevole.
Presentato e raccomandato dal suo parroco, Barney nel 1892 venne accolto
nel seminario diocesano di Milwaukee. Non essendo in grado di pagare la retta,
s’impegnò a fare il barbiere tra i compagni. Ma le difficoltà con le quali
dovette fare i conti erano d’altro genere.
La diocesi di Milwaukee era stata fondata nel 1843 e il seminario diocesano
aveva incominciato ad accogliere i giovani candidati nel 1856. Già nel primo
anno, tedeschi e irlandesi si interrogavano sulla direzione che dovesse
prendere il seminario. Alcuni pensavano che il seminario dovesse essere un
istituto per soli tedeschi; quando poi si incominciarono ad accogliere anche
giovani irlandesi, alcuni pensarono che lo si facesse per fare un dispetto ai
tedeschi. A quel punto le preoccupazioni tedesche apparvero fuori luogo. Il
seminario diocesano incominciò a guida tedesca e continuò così per diversi
anni. Gran parte del clero, compreso il vescovo, erano di origine tedesca. Gli
irlandesi, immigrati successivamente, incominciarono a pretendere e contendere
il loro spazio ai tedeschi. Si capisce dunque perché in seminario fosse
presente il tedesco nell’insegnamento, confermato anche dal detto corrente: “Mit der Sprache geht der Glaube” (La
fede cammina con la lingua).
Barney era arrivato in seminario cinque anni dopo aver finito le scuole primarie. Purtroppo per lui,
le lezioni in seminario si svolgevano su testi in latino e i professori
spiegavano in tedesco. E, nonostante il suo impegno e i suoi sacrifici, il
risultato fu disastroso e, dopo quattro anni di prove, di ansie e di lotte,
Barney fu invitato a lasciare il Seminario. Tuttavia, riconoscendone la bontà
dei costumi e lo spirito di preghiera, i superiori gli suggerirono di
abbracciare la vita religiosa.
Fu così che il suo padre spirituale, P. Eustachio Vollmer, lo esortò a
presentare domanda d’ammissione ai frati minori e ai frati cappuccini. L’8
dicembre 1896, solennità dell’Immacolata Concezione, il giovane Barney avvertì
chiaramente la chiamata da parte della Madonna, che gli disse: “Va a’ Detroit”. Qui infatti c’era il
noviziato dei Cappuccini. Immediatamente partì per Detroit, dove si trovava il
convento di S. Bonaventura.
A Detroit il giovane Barney ricevette l’abito cappuccino il 14 gennaio del
1897, assumendo il nome di Francesco Solano, ma sarà chiamato più semplicemente
fra Solano. Il 21 luglio 1898 emetterà la professione semplice. Subito dopo sarà
trasferito nel convento di San Francesco a Milwaukee, sede dello studentato.
Milwaukee è oggi la capitale del Wisconsin con una popolazione di oltre
cinquecentomila abitanti. Qui si concentrò intorno al 1840 l’immigrazione
tedesca e ancora oggi la città possiede una considerevole popolazione di
tedeschi americani, ai quali si affiancheranno nella prima metà del sec. XX un
gran numero di immigrati provenienti da Germania, Ungheria, Polonia e altri
paesi dell’Europa centrale, così come un numero considerevole di afroamericani
provenienti dagli stati del Sud. Anche i primi cappuccini arrivati da queste
parti erano di origine tedesca. Iniziando i suoi studi, Solano si rese conto di
avere davanti a sé le medesime difficoltà incontrate nel seminario, ma la sua
anima, sostenuta dalla Grazia della consacrazione, era forse più disponibile ad
accoglierle con più docilità e affidamento. Tutta la comunità apprezzò da
subito il suo carattere mite, la sua semplicità, il suo buon umore, soprattutto
il suo spirito di preghiera. Ma in campo scolastico, anche qui, dovette fare i
conti col latino e il tedesco. E quando si trattò di proporlo per
l’ordinazione, furono avanzate forti riserve da parte del consiglio
scolastico. Allora il P. Antonio
Rottensteiner, direttore degli studenti, per risolvere il caso delicato, si
appellò alla bontà del candidato: “Ordineremo
– disse – Fra Solano, e come
sacerdote sarà per il popolo qualcosa di simile al Curato d’Ars”.
Il 24 luglio 1904, fra Solano fu ordinato sacerdote nella chiesa dei
cappuccini a Milwaukee, ma con la clausola allora prevista dalla legislazione
ecclesiastica, che non avrebbe mai avuto la facoltà di confessare e di tenere
prediche dottrinali. Padre Solano fu così un “simplex sacerdos”, uno degli ultimi della categoria, che qualche
mese dopo sarà abolita dal papa Pio X. Così per 53 anni, fino alla morte, fu un
semplice sacerdote, al quale erano concesse ben poche facoltà, che lo rendevano
più simile a un sagrestano che a un sacerdote. Un confratello che gli fu a
fianco per molti anni dirà di lui che questo stato umiliante “dimostrò in lui una grandezza e una santità
che mai avrebbe potuto essere raggiunta per altra strada”.
Dopo l’Ordinazione, P. Solano fu assegnato alla fraternità di Yonkers, a
New York, nella parrocchia del Sacro Cuore, dove gli furono affidati i
chierichetti e la cura della sacristia: molto poco, quasi nulla! Accettò la
nomina in silenzio e umiltà. E sarà sempre così fino alla fine. Ma nel 1906 gli
fu affidata anche la responsabilità della portineria del convento e della Lega
del S. Cuore. E qui si rivelò il disegno della Provvidenza, che gli permise di
incontrare innumerevoli anime che si rivolgevano a lui per un consiglio, per
una preghiera, per un conforto. In questi anni venne a incontrarlo anche il
grande convertito dall’anglicanesimo Paolo Francesco Wattson, futuro fondatore
dei frati dell’Atonement e iniziatore dell’Ottavario di preghiere per l’unità
dei cristiani. Restò talmente edificato da Padre Solano, che gli chiese di
tenere il discorso della sua prima messa solenne nel 1910.
Nel 1918 P. Solano viene trasferito, sempre a New York, nella parrocchia
dedicata a N. Signora dei Dolori, ad est di Manhattan. Nel 1921 andrà a S.
Maria degli Angeli, ad Harlem. Qui riceve l’incarico di portinaio e di
promotore dell’Opera serafica delle sante
Messe, che segnerà una svolta decisiva per la sua vita.
Nella nuova sede, P. Solano accoglieva tutti con semplicità e a chi voleva
lasciare un’offerta consigliava l’iscrizione all’Opera serafica delle sante Messe, come mezzo per partecipare ai
frutti del sacrificio eucaristico e per aiutare le missioni dei cappuccini
all’estero. E il Signore benediceva questo suo lavoro. Si incominciò a parlare
anche di grazie straordinarie, di guarigioni, di conversioni, ottenute da P.
Solano mediante l’iscrizione all’Opera Sante Messe. Il P. Provinciale
dell’epoca, P. Benno Aichinger, nel 1923, venutone a conoscenza, gli impose di
annotare gli episodi straordinari. E P. Solano obbedì. I tanti taccuini da lui
annotati ci danno un resoconto di tali episodi.
Nel 1924 P. Solano è trasferito a Detroit, convento di San Bonaventura, con
gli stessi incarichi di portinaio ma soprattutto quello di promotore dell’Opera Serafica SS. Messe. Anche qui una
fiumana di gente ogni giorno a bussare alla porta del convento, accolta dal
sorriso e dalla bontà di P. Solano. La sua bontà la si vide all’opera
soprattutto nei periodi della grande depressione (1929-1930) e della seconda
guerra mondiale (1940-1945). La sua carità fece miracoli, in particolare
organizzando la famosa “Soup Kitchen”,
in cui si distribuivano pasti per un migliaio di persone bisognose.
La sua vita di pietà era un inno di lode e di ringraziamento a Dio.
Gratitudine per i doni ricevuti, soprattutto per il dono della vocazione.
Negli ultimi anni ritrovò in parte l’ambiente campestre della fanciullezza.
Infatti nel 1945, dopo 21 anni di lavoro alla porta del convento di San
Bonaventura, fu trasferito a S. Michele di Brooklin, New York, e otto mesi dopo
nel 1946 a S. Felice, in Huntington, nello stato dell’Indiana.
A Huntington trovò i campi, le colline, i boschi che fecero bene al suo
organismo. Non aveva incarichi particolari e poteva trovare del tempo per le
sue passeggiate e per la preghiera.
Nel luglio 1954 celebrò il suo 50° di sacerdozio. Il P. Clemente da Milwaukee,
già ministro Generale dell’Ordine (1946-1952) e allora superiore locale a S.
Felice, tenne il discorso d’occasione, svolgendo il tema preferito da P.
Solano: quello della gratitudine verso il Signore per i benefici ricevuti.
Le condizioni di salute di P. Solano si aggravarono improvvisamente nel
1956 e, ricoverato al Grace Hospital di Detroit, gli fu diagnosticato il cancro
alla pelle. Sarà l’inizio di un doloroso calvario, lungo il quale darà prova di
una grande fede e di una pazienza infinita.
Il 31 luglio 1957, alle ore 11, nel 53° anniversario della sua ordinazione
sacerdotale, spirò offrendo la sua anima a Gesù. Il suo funerale fu
un’apoteosi. Si calcola che fossero presenti più di 200.000 persone. P. Solano
fu sepolto nel piccolo cimitero del convento di San Bonaventura, a Detroit,
dove aveva trascorso gli anni più intensi del suo ministero tra la gente. Sulla
sua tomba furono scritte le parole del Cantico delle creature: “Laudato sie, mi’ Signore, per sora nostra
morte corporale” e l’invocazione di San Francesco: “Mio Dio e mio tutto!”
*
Nella lettera circolare, scritta dal Ministro Generale, P. Mauro Jöhri, in
occasione della Beatificazione del P. Solano, leggiamo: “L’umiltà
di frate Francesco Solano è il tratto della sua vicenda umana che più colpisce.
Siamo stupiti di come, a fronte di una negazione ad esercitare pienamente il
ministero presbiterale, la docilità allo Spirito abbia generato un’esistenza
riuscita, bella, completa! Frate Francesco accettò la realtà, che senz’altro si
presentò a volte dura, soprattutto quando dovette sopportare il paragone di chi
lo riteneva un frate sacerdote di serie B. Questo non gli ha impedito di
assumere e integrare il limite che la sua storia vocazionale gli poneva
davanti. Non ha contestato una decisione che poteva e può apparire contraria
alla dignità di una persona, l’ha accolta passandola al crogiolo della fede in
Gesù, Signore Crocifisso e Risorto. Il crogiolo ha purificato le considerazioni
umane e ha donato a frate Francesco un radicamento profondo nella persona del
suo Signore, dove la nostra umanità trova pace e felicità.”
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