Sessant’anni fa moriva il Beato Nicola da Gèsturi
A Cagliari presso il Convento dei Frati Cappuccini
Sessant’anni
fa moriva il Beato Nicola da Gèsturi
L’otto
giugno del 1958, giusto sessant’anni fa, a Cagliari, nell’Infermeria
provinciale dei Frati Cappuccini, moriva Fra Nicola da Gesturi. Quella morte
strappava alla città e all’Isola non solo una figura di primo piano a tutti ben
nota, ma anche uno al quale la gente era affezionata a motivo della sua vita
esemplare e per la sua vicinanza agli ultimi. Quel frate, a capo chino, la
corona in mano, la bisaccia in spalla, immerso abitualmente nel silenzio della
preghiera, non era passato inosservato. Egli aveva attraversato le vie di
Cagliari per 34 anni, chiedendo discretamente l’elemosina, senza pretendere
niente: chi lo vedeva passare gli correva appresso come fosse una calamita e
quando egli bussava alle porte delle case con tocco leggero, quasi non volesse
disturbare, le mamme gli mandavano appresso i loro bambini per dargli l’obolo
della carità. E lui si fermava, ringraziava e sorrideva, levando per un attimo
al cielo i suoi occhi azzurri.
Cagliari
aveva imparato ad amarlo negli anni della guerra e in particolare in occasione
del tragico bombardamento del ’43: in tanti erano sfollati dalla città distrutta,
ma Fra Nicola era rimasto al suo posto, prodigandosi verso quanti erano rimasti
tra le macerie o avevano comunque bisogno di soccorso. Il convento dei
Cappuccini era diventato il rifugio di quanti era sbandati o non avevano un
alloggio o un pezzo di pane.
Anni, quelli, non facili neppure per la
famiglia dei Cappuccini sardi, che dal 1930 avevano perso la propria autonomia
per essere incorporati nella Provincia Romana. Era stata la fine anche della
propria identità e causa per molti di tanta sofferenza. Anni anche, per
conseguenza, di grande mobilità per i frati, che venivano trasferiti oltre che
nei conventi dell’Isola anche in quelli della Provincia Romana. Solo nel
dicembre del 1946 venne restituita l’autonomia e costituito il Commissariato di
Sardegna, affidato nei primi anni a P. Federico da Baselga. Grazie a lui, il
cammino della famiglia dei Cappuccini riprese spedito.
Fra Nicola continuò in quegli anni il
suo servizio di questuante e di consolatore dei bisognosi. Intanto anche la
città in quegli anni si trasformava. Il tessuto urbano andava dilatandosi verso
San Benedetto e verso l’entroterra del basso Campidano. La città era
amministrata da persone capaci e oneste. Anche la Chiesa cagliaritana viveva
intensamente quegli anni. L’arcivescovo Ernesto Maria Piovella era deceduto nel
febbraio del ’49 (nel dicembre del ’48 aveva benedetto la prima pietra del
piccolo santuario di Sant’Ignazio) e a lui era succeduto il ligure Mons. Paolo
Botto, che con piglio deciso guiderà la ricostruzione delle chiese distrutte
della città e la costruzione del nuovo seminario.
Quando muore Fra Nicola, il
commissariato dei Cappuccini era governato da P. Filippo Pili, frate colto e
dotato, al quale toccò il compito di restaurare i conventi fatiscenti della
Provincia e curare la formazione dei giovani frati. Il suo rapporto con Fra
Nicola era improntato a grande stima, anzi venerazione: fu lui a presiederne il
rito funebre, che accompagnò fino al cimitero di Bonaria, e a caldeggiare
l’inizio del processo di canonizzazione.
Anch’io, che all’epoca ero fratino a
Oristano, dove avevo concluso la scuola media, ero presente al funerale di fra
Nicola assieme a tutti gli altri frati e fratini. Più che un funerale, fu un
evento del quale tutti ci sentivamo orgogliosi protagonisti, protagonisti per
essere confratelli di un tale frate. Chi era presente ricorderà che la città
intera si fermò per partecipare a quel funerale, per dare l’ultimo saluto a
quel Santo.
Da allora sono passati sessant’anni.
Fra Nicola moriva nel 1958, un anno importante per la Chiesa e per il mondo.
Qualche mese dopo, il 9 ottobre moriva anche il grande papa Pio XII. Il 28
ottobre veniva eletto papa Giovanni XXIII. Sarà l’inizio di una nuova epoca, segnata
profondamente dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Saranno anche gli anni in cui
sarà avviato il processo canonico per il riconoscimento della santità di Fra
Nicola, che si concluderà nel 1999 con la proclamazione in Piazza San Pietro
del nuovo Beato. Ora attende di salire l’ultimo gradino con la canonizzazione.
Quando? Dio solo lo sa.
A P. Carlo Calloni, Postulatore per le
Cause dei Santi dell’Ordine Cappuccino, abbiamo posto alcune domande a riguardo
della causa di canonizzazione del Beato Nicola:
D. Alcuni mesi fa, il miracolo
attribuito all’intercessione del Beato Nicola è stato respinto dalla
Commissione Medica. Può spiegare che cosa esattamente è accaduto? E adesso cosa
succede?
R.
La risposta è semplice: è accaduto che la commissione medica, composta da 7
medici, ha respinto con 5 pareri negativi e solo 2 pareri positivi, il presunto
miracolo e la presunta guarigione, attribuita al Beato Nicola da Gesturi con
motivazioni che corrispondono a una logica medica, scientifica, perché la
Commissione guarda se la diagnosi è stata certa, se la terapia è stata corretta e se la
straordinarietà non stia nel fatto che, corrette tutte le terapie, succede un
fatto che è inspiegabile scientificamente. Che cosa succede adesso? Succede che
il caso viene ad essere chiuso, perché, se una consulta medica ha respinto,
l’unica possibilità è di avere un parere da un altro professorone, che
contraddica e controbatta le tesi o le conclusioni a cui è giunta la
Commissione medica.
D. Capita spesso che la Commissione
Medica esprima un parere negativo su guarigioni presentate come miracolose?
R.
Accade molto spesso che la Commissione Medica si esprima in maniera contraria.
Ciò che devono fare i buoni postulatori è avere un bagaglio o delle consulte
fatte d’ufficio, che siano positive. Ma anche in questo caso non sempre l’esito
è scontato. Per esempio, per il caso specifico del Beato Nicola, la
Postulazione si era già attivata nel 2004-2005: c’era stato un parere negativo,
ma l’esame del caso era sulla leucemia e non sulla broncopolmonite. Nel 2013 è
stato revisionato questo presunto miracolo. Un professore di Roma sul fatto
della broncopolmonite dette parere positivo: sì, è un fatto straordinario, e
per questo si è andati verso l’iter canonico. Anche in fase diocesana ci furono
delle piccole osservazioni e delle piccole riserve. Superate anche queste si
portò tutti gli atti a Roma fino al parere negativo del 12 ottobre del 2017.
D. Esistono delle motivazioni
particolari perché una guarigione possa essere ritenuta straordinaria?
R.
Sì, si applicano i canoni normali: deve trattarsi di fatti che non possono
essere spiegati con le attuali metodologie, quindi si dicono “scientificamente
inspiegabili” proprio perché le attuali metodologie, le terapie, non danno
successo. Molte volte succede anche che
ci siano da parte dei medici interventi che a volte peggiorano la situazione e
allora bisogna riconoscere che i medici hanno sbagliato il protocollo terapeutico,
pur essendo il malato guarito. Comunque la guarigione deve essere istantanea,
deve essere completa e deve essere duratura. Un altro caso è quello dello
scampato pericolo. Un bambino cade da un’altezza di 30 metri e non si fa nulla.
Oppure una bambina va sotto le ruote di un trattore e non succede niente.
Questi sono casi di scampato pericolo.
D. L’ultima domanda riguarda i santi
nell’Ordine Cappuccino negli anni del Beato Nicola: ricordo che nel 1954 moriva
il cappuccino libanese Giacomo da Ghazir; nel 1956 moriva un frate laico e
questuante spagnolo, Leopoldo da Alpandeire; nel 1957 moriva il cappuccino
americano Francesco Solano Casey; nel 1958 muore il nostro Fra Nicola. Tutti,
quasi contemporanei, oggi sono Beati. Chi arriverà per primo al traguardo della
canonizzazione?
R. Arriverà
per primo, se i devoti e l’Ordine, i Cappuccini chiederanno con insistenza a
uno di questi di far sì che la gloria di Dio, attraverso la loro umile persona,
risplenda ancora nel mondo.
D, Ma, stando così le cose, quale di
queste cause è in fase più avanzata?
R.
Queste cause sono tutte alla pari, perché di nessuno di questi noi abbiamo la
presentazione di un miracolo, che possa far scattare la canonizzazione. L’unico
– è arrivato in questi ultimi giorni – è un presunto miracolo, che ancora deve
essere studiato, attribuito a Francesco Solano Casey.
Tarcisio Mascia
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