Pasqua di sangue in Sri Lanka


Pasqua di sangue in Sri Lanka

 di p. Tarcisio Mascia


Il mattino di Pasqua era incominciato serenamente, dopo la Veglia solenne della notte, alla quale aveva partecipato una folla numerosa, nonostante l’inclemenza del tempo. All’alba del nuovo giorno, con la gioia pasquale nel cuore, acceso il cellulare, sul piccolo schermo trovo numerosi messaggi augurali, tra i quali uno molto bello: era una preghiera inviata da un amico. Diceva così: “Signore, che nessun nuovo mattino venga ad illuminare la mia vita senza che il mio pensiero si volga alla tua risurrezione e senza che in spirito io vada, coi miei poveri aromi, verso il sepolcro vuoto dell’orto! Che ogni mattino sia per me mattino di Pasqua! E che ogni giorno, ogni risveglio, arrecandomi la gioia di Pasqua, mi arrechi anche la conversione più profonda... che ognuno dei miei risvegli sia un risveglio alla mia presenza vera. Che ogni episodio della giornata sia un momento in cui io ti senta chiamarmi per nome, come chiamasti Maria Maddalena! Concedimi allora di voltarmi verso di te. Concedimi di rispondere con una parola, dirti una parola sola (ma con tutto il cuore) “Maestro”. Un augurio insolito ed articolato, che mi piacque assai e del quale ringraziai l’autore.

Poi altri auguri dall’Italia e dal mondo. Quindi, scorrendo col dito il piccolo schermo, m’imbatto in un testo in inglese di un confratello che dallo Sri Lanka scriveva: “Siamo tutti salvi. C’è lo stato di allarme in tutto il Paese. In tutte le chiese c’è la polizia della Security. La nota triste è che Fra Irfan, cappuccino del Pakistan, studente al primo anno di filosofia, è rimasto ferito nell’esplosione della bomba nella chiesa di St Anthony Shrine, Kochikade, dove era andato a prestare servizio per la Pasqua”. E un altro confratello, John Baptist, consigliere generale, scriveva: “La Domenica di Pasqua è diventata un altro venerdì santo.

I media intanto incominciavano a dare ulteriori informazioni sull’accaduto in Sri Lanka: le sei bombe esplose in altrettante chiese e altre due in alberghi frequentati da occidentali. Il bollettino dei morti viene continuamente aggiornato. Oggi, a tre giorni dalle esplosioni, si piangono 359 moorti, molti dei quali erano bambini che si accostavano per la prima volta all’eucaristia.

Nello stesso giorno, a distanza di poche ore, dalla loggia della Basilica di San Pietro, nel discorso pasquale Papa Francesco esprimeva il suo dolore per i tragici eventi dello Sri Lanka: Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka. Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento”. E il mercoledì di Pasqua in un tweet in nove lingue diceva: “I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non ha l’ultima parola: nel Signore risorto possiamo continuare a sperare”.

Il 21 aprile, a Santa Marta, all’Omelia, Papa Francesco esortava: “Pensiamo ai nostri fratelli sgozzati sulla spiaggia della Libia; pensiamo a quel ragazzino bruciato vivo dai compagni perché cristiano; pensiamo a quei migranti che in alto mare sono buttati in mare dagli altri, perché cristiani; pensiamo (...) a quegli etiopi, assassinati perché cristiani... Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri, loro danno la vita e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza”.
Davanti a tutti questi fatti dolorosi, il Papa lamentava il silenzio complice delle potenze e ripeteva: “Non c’è cristianesimo senza persecuzione” ed esortava a ricordare l’ultima beatitudine: “Quando vi porteranno nelle sinagoghe, vi perseguiteranno, vi insulteranno. Questo è il destino del cristiano”. “Oggi, davanti a questo fatto che accade nel mondo, col silenzio complice di tante potenze che potevano fermarlo, siamo davanti a questo destino cristiano: andare sulla stessa strada di Gesù” (A Santa Marta, il 7 aprile 2015).

Il Papa ha parlato, in altre circostanze, di due tipi di persecuzione contro i cristiani: c’è quella esplicita, violenta, brutale, e c’è quella “educata, travestita di cultura, modernità e progresso”. È la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Dio ci ha fatti liberi, ma questa persecuzione ti toglie la libertà! “Questa è la persecuzione del mondo” – sottolinea Papa Francesco – “quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio creatore: è la grande apostasia” (Messa a Santa Marta, 12 aprile 2016).

Secondo numerose ricerche internazionali, i cristiani sono oggi il gruppo più perseguitato al mondo, con oltre 200 milioni di persone sottoposte a discriminazioni, violazioni dei diritti umani, aggressioni e attentati. In tanti perdono la vita per restare fedeli a Gesù.
Dispiace che i soliti media abbiano attribuito a Papa Francesco il silenzio sui fatti accaduti in Sri lanka, come se fosse pregiudizialmente schierato non in difesa dei cristiani ma dei musulmani. I social networks, in particolare Facebook, riprendono le fake news, aggiungendovi insulti e allusioni senza minimamente preoccuparsi di accertarsi sui fatti.

Ho appena ricevuto il messaggio di una donna indiana convertita, riguardante i drammatici eventi di Pasqua in Sri Lanka. Si tratta di un messaggio ispirato chiaramente dalla fede, che ci riporta alla questione di fondo del martirio, al così detto “caso serio” (come diceva il grande teologo H.U. Von Balthasar). Ecco il testo che ha come destinatario uno dei terroristi autori della carneficina del giorno di Pasqua:
“Mi piace che tu abbia imparato di più sulla nostra religione, dato che tu sai che la domenica è il giorno in cui andiamo in chiesa per la preghiera e la messa della comunità. Ma penso che ci siano alcune cose che tu, sfortunatamente, non hai imparato.
Forse non sapevi che il tuo gesto ha fatto dei martiri.
Forse non sapevi che fare ciò che hai fatto, nello stesso momento e nel posto che hai scelto, significava in realtà che le ultime parole che sfuggivano dalle loro labbra erano probabilmente parole di ricordo e lode di Gesù. Questa è una fine nobile, che molti cristiani potrebbero solo sognare. Forse non lo sapevi, ma quello che hai fatto avrebbe quasi garantito loro il paradiso.
Apprezzo che tu abbia mostrato al mondo come la comunità cristiana accolga, a braccia aperte, anche persone come te nella nostra Chiesa, che è la nostra seconda casa.
Ti ringrazio per aver dimostrato che la nostra Chiesa non ha serrature o cancelli e non è sorvegliata, perché tutti e chiunque sono invitati a stare con noi.
Ti ringrazio per aver permesso al mondo di vedere la foto dei nostri uomini feriti sdraiati sulla barella con l'indice alzato in alto, come dichiarazione della loro fede e della loro completa fiducia in Gesù.
Apprezza il modo in cui hai riunito le Chiese, il governo e le comunità per stare con noi.
Apprezza il fatto che hai fatto sì che innumerevoli Srilankesi uscissero dalle loro case per visitare la Chiesa più vicina a loro con fiori, con bellissimi messaggi di pace e amore.
Hai spezzato molti cuori e hai fatto piangere il mondo.
Ma tu ci hai anche avvicinati. E hai rafforzato la nostra fede e la nostra risoluzione.
Nelle prossime settimane, più persone si presenteranno in Chiesa, un posto che tu odi tanto, fortificato dalla forza della nostra fede e ispirato dai nostri fratelli e sorelle caduti.
Nelle prossime settimane, altri non cristiani si presenteranno alle porte delle chiese con fiori freschi e bellissime parole scritte a mano. Forse non sapevano dove fosse la Chiesa nella loro zona. Ma ora lo sanno. Tutto per colpa tua.
Potresti aver raggiunto il tuo obiettivo di distruzione, ma suppongo che tu non abbia incitato tutti noi all'odio, alla paura e alla disperazione.
E mentre capisco che potrebbe essere stato il tuo obiettivo, oso dire che, dopo tutta quella elaborata pianificazione, e gli sforzi perversi e miserabili da parte tua, hai ancora fallito nel tentativo di creare divisione tra i cattolici e i non cristiani nel mondo.
Per questo, non posso dire che mi dispiace.”

È il messaggio potente di una credente che ha sofferto. Come e più di noi.

P. Tarcisio Mascia



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