La Sardegna e i suoi presepi
La Sardegna e i suoi presepi
Qualche
giorno fa nel Palazzo Comunale di Cagliari hanno fatto la loro comparsa il
presepe e l’albero di Natale. Il sindaco ha giustificato la sua decisione,
facendo notare che si tratta della “festa
delle tradizioni e dei valori cristiani, calda, sentita, amata da tutti. La
nascita del Bambin Gesù è la festa della famiglia e in particolare dei più
piccoli. Quest’anno, dopo tanto tempo, l’Amministrazione ha deciso di
celebrarlo facendo un albero nel cortile interno di Palazzo Bacaredda. Un
albero di Natale in comune, che sia davvero di tutti e per tutti.” Non
possiamo che congratularci col Sindaco per la sua coraggiosa decisione, presa
in contrasto con l’ideologia dominante, che non vuole saperne di simboli
religiosi.
Ricordo
con dolore che alcuni anni fa, nella scuola elementare da me frequentata da
bambino, le maestre avevano deciso laicamente
di non celebrare più il Natale, adducendo come giustificazione che la scuola
era frequentata anche da extracomunitari. Il rispetto degli altri era diventato disprezzo per il popolo cristiano.
Papa
Francesco ci ricorda che il presepe è come un Vangelo vivo, e ci invita a
sostenere la bella tradizione del presepe, a partire dalla sua preparazione ed
esorta ad allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle
carceri, nelle piazze... E aggiunge che “è
davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più
disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini:
quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine,
che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare”.
Anche
la Sardegna, non meno di altre regioni italiane, dà vita a centinaia di
manifestazioni natalizie. I presepi si moltiplicano in tutta l’isola, assumendo
ed esaltando i connotati specifici della regione. Ci sono i presepi
tradizionali con i soliti personaggi e in particolare con i pastori e le loro
greggi; e ci sono quelli con riferimenti al mondo del lavoro, come quello delle
miniere del Sulcis (Carbonia) o quello del pane (Olmedo). O quello di Assolo,
ritenuto “il più grande presepe vivente
della Sardegna, cooinvolgente più di 200 figuranti, che, sulla via della Cometa,
intendono ripercorrere la Natività di Gesù”. O infine quello delle Grotte de Is Zuddas, dove il presepe viene
allestito nella grande sala dell’Organo, tra le meravigliose stalattiti e le
stalagmiti. Insomma la tradizione del presepe viene scandita in modi sempre
nuovi e in luoghi caratteristici dell’Isola. Ma è sempre lo stesso tema della
Natività di Gesù, che è in primo piano e che, in continuazione con la
tradizione plurisecolare, tiene vivo nel cuore di ciascuno l’amore per il
Salvatore.
Papa
Francesco nella sua lettera scrive così: “Il
cuore del presepe comincia a palpitare quando, a Natale, vi deponiamo la
statuina di Gesù Bambino. Dio si presenta così, in un bambino, per farsi
accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la
sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in
Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza
del suo amore... Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi
comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i
bambini.”
Le
parole di Papa Francesco richiamano un presepe che ebbe due noti protagonisti:
Fra Nicola da Gesturi e Fra Lorenzo da Sardara. L’ha raccontato lo stesso Fra
Lorenzo nei suoi ricordi.
“Mancavano
pochi giorni al Natale del 1954... Quella sera mi trovavo sul palco, intento a
spalmare del gesso liquido sulle montagnette che poi avrei colorato. Erano
all'incirca le ore 21:00 quando i frati, terminata la cena, si recavano in
chiesa per ringraziare il Signore della giornata trascorsa, e affidare la notte
nelle sue mani. Era trascorsa circa mezz'ora da quando l'ultimo se n’era andato
e il lavoro procedeva speditamente, quando all'improvviso sento scricchiolare
la maniglia e la porta aprirsi lentamente sui cardini. Era proprio lui: fra
Nicola, che come al solito si era attardato in chiesa a pregare. "Avanti,
avanti fra Nicola" feci io accompagnando le parole con gesto invitante.
Fra Nicola si avvicinò, e salutò come sempre: "Sia lodato Gesù e
Maria", e fermo a un passo dal presepio cominciò ad osservarlo in lungo e
in largo, e ogni tanto, con lievi movimenti del capo esprimeva la sua
approvazione. Non fece osservazioni e non diede suggerimenti. Del resto,
conoscendolo bene, da lui non ne aspettavo.
A un
certo punto fissando lo sguardo verso la grotta, scarsamente illuminata, si
accorse che c'erano i sacri personaggi che vi avevo collocato in anticipo,
perché la loro presenza mi dava coraggio. Fra Nicola si portò vicinissimo alla
grotta e con le mani conserte stette lì, in silenzio per un bel po'. A un certo
momento, con mio grande stupore, con voce sommessa cominciò a cantare: "Tu
scendi dalle stelle". Colmo di meraviglia, mi fermai, mi stropicciai le
mani liberandole dal gesso e in punta di piedi scesi dal palco e mi portai a
fianco della grotta, vicinissimo a Fra Nicola, che attentamente andavo
osservando. Fra Nicola continuava a cantare. La sua voce pareva quella di un
bambino, ma ricca di sentimento e di devota unzione. Quando poi giunse alle
parole: "O Dio beato, ahi quanto ti costò l’ “averci amato" la sua
voce divenne tremula per intensa commozione. E poi tacque... A un tratto vidi
due lacrime sgorgare simultaneamente dai suoi occhi; due grosse lacrime, che
scivolando sulla barba, andarono a cadere su un ciuffetto di muschio fresco.
Per un attimo, prima di scomparire nel muschio, mi parve che brillassero come
due perle.
Sì,
due perle, il dono di Fra Nicola al Bambino del presepio, a quel Bambino al
quale costò tanto l'averci amato, e che lui, fra Nicola, tanto amava.”
Padre Marco Tarcisio
RispondiEliminaDevo dire che il suo racconto sul beato Nicola ( presto Santo) mi a veramente commosso
e mi immedesimavo come fosse la scena di un film.
Buon Natale se non ci vediamo.
PS: voglio segnalare una mostra dei Presepi a Serramanna presso il locale EX montegranatico
dove pure io ho esposto alcune opere mie.