Fra Lorenzo racconta Fra Nicola


Fra Lorenzo racconta Fra Nicola

di Padre Tarcisio Mascia


Non c’è due senza tre” verrebbe da dire all’apparire, alcuni giorni fa, del terzo volumetto dell’Archivio di Fra Lorenzo. Infatti, dopo il primo dedicato a “L’esperienza eremitica (1971-2015)” e il secondo contenente “I ricordi giovanili (1919-1947)”, vede ora la luce il terzo, dal titolo “Così ricordo Fra Nicola (1936-1958)”, pubblicato a dicembre di quest’anno 2019, a cura di P. Giovanni Atzori e Francesco Sedda, e con prefazione di P. Ignazio Melis, vice postulatore della canonizzazione del Beato Nicola.

Il volumetto contiene un’introduzione, dove si dà conto di Fra lorenzo, l’autore dei ricordi, e di Fra Nicola da lui conosciuto sin dal suo ingresso in convento. Si tratta – così viene precisato – di una “rilettura attenta e sincera” della figura e del messaggio del santo frate di Gesturi da parte di Fra Lorenzo, col quale aveva condiviso ben undici anni della sua vita. Fra lorenzo precisa: “in verità a me non interessava vedere miracoli, per me il miracolo era lui, Fra Nicola: c’è forse miracolo più grande dell’amore?”. E in effetti, sfogliando le pagine del volumetto, l’Autore non indulge alla facile aneddotica agiografica ma, con stile semplice e con sguardo acuto, accompagna il lettore alla lettura e alla comprensione dell’animo di Fra Nicola.

Nell’Introduzione si dà conto della genesi dello scritto di Fra Lorenzo. Si ricorda che queste pagine furono pubblicate in un volumetto già nel 2000 presso l’editrice Velar e che l’iniziativa della pubblicazione fu dell’allora ministro provinciale P. Giovanni Atzori, che chiese a Fra Lorenzo, data l’imminenza della beatificazione del frate di Gesturi, di “iniziare a mettere per iscritto, e in maniera ordinata, quanto in diverse occasioni aveva già avuto modo di raccontare”.

Il terzo quaderno dell’Archivio di Fra Lorenzo, ora pubblicato, si articola in diciasette capitoletti, attraverso i quali l’Autore ci accompagna alla conoscenza di Fra Nicola. Nella premessa ci avverte che “mi è sempre caro e dolce, ripensarlo e ricordarlo, leggere, ascoltare o parlare di lui” (p. 21). Molto interessante è il racconto del primo incontro con Fra Nicola, avvenuto l’8 settembre 1936, quando in compagnia del padre giunse a Cagliari, presso il convento dei Cappuccini, con l’intenzione di farsi frate. Qui il primo frate che incontrò fu proprio Fra Nicola, che benevolmente lo accolse e lo presentò al Superiore. In quel primo periodo di introduzione alla vita conventuale, Fra Nicola cercò di stargli vicino, alleviandogli il disagio iniziale e insegnandogli i primi rudimenti della vita religiosa. “Mi insegnava in modo particolare come si doveva pregare, mi raccomandava l’obbedienza al cuoco e al Superiore e l’osservanza del silenzio secondo le nostre norme” (p. 23). E ancora: “La sua vicinanza mi incoraggiava, la sua parola mi illuminava e il suo esempio mi spronava ad andare avanti con generosità” (p. 24).

Dopo alcuni mesi Fra Lorenzo viene inviato sul Continente, fa il noviziato a Fiuggi, emette la sua professione religiosa, viene destinato prima ad alcuni conventi del Lazio, quindi all’infermeria di Centocelle (Roma). Poi, dopo la nascita del Commissariato della Sardegna, nel 1947 Fra Lorenzo ritorna in Sardegna, a Cagliari. “Mi presentai a fra Nicola; avevo una lunga barba nera. Non poteva riconoscermi...”. Invece: “Lo ricordo benissimo”, rispose, “e ora sia il bentornato fra di noi” (p. 26). Fra Lorenzo annota: “Ritrovai un fra Nicola, non dico cambiato, ma molto più maturo, non solo nei tratti fisici, ma soprattutto nel suo modo di essere e di vivere. Le sofferenze della guerra che aveva vissuto in sé e negli altri, specialmente nei periodi dei bombardamenti della città, sembrava lo avessero maturato rapidamente. Mi appariva più silenzioso e più raccolto, più riservato” (p. 26).

Continuando la sua narrazione, Fra Lorenzo si sofferma sull’aspetto fisico di Fra Nicola, rilevando vari dettagli del suo volto. Dei suoi occhi scrive che erano “due spicchi di cielo, due perle incastonate in un volto d’asceta”. “Come potevano, mi chiedevo talvolta, quegli occhi adusi a fissare il grigiore dei selciati delle vie di Castello, della Marina e di Villanova, come potevano riflettere il colore del cielo?... In Fra Nicola gli occhi erano veramente le finestre dell’anima” (p. 31).

Fra Nicola è stato spesso indicato come “Frate Silenzio” per il suo grande amore al silenzio. Scrive fra Lorenzo: “Dire Frate Silenzio è dire Fra Nicola, come dire Fra Nicola è dire Frate Silenzio... aveva come somatizzato la prescrizione delle nostre Costituzioni... (che) richiamavano all’osservanza del silenzio evangelico, che consiste nel non dire parole che non siano utili o necessarie.” (p. 39). Fra Lorenzo aggiunge: “Il silenzio infatti è radicale rimedio per guarire dall’incontinenza della lingua. Ma è pure via d’accesso al mistero di Dio, perché il silenzio è lo spazio di Dio, davanti al quale si addice il silenzio. Il silenzio è anche lo spazio in cui matura la parola, quella vera, autentica, efficace. Così era la parola di Fra Nicola: maturava nel silenzio, emergeva dal silenzio e perciò illuminava, consolava, infondeva fiducia. Parola desiderata e ascoltata con attenzione.” (p. 41).

Legato al silenzio è anche il tema della preghiera, perché, scrive Fra Lorenzo, “non si può essere uomini spirituali se non si è capaci di fare silenzio” (p. 40). Perciò egli cerca di carpire il segreto della preghiera di Fra Nicola. L’osserva mentre prega e così lo descrive. “Il corpo immobile, il capo leggermente chino, occhi semichiusi, mani conserte appoggiate sul petto o davanti al banco, e lo spirito immerso in uno stato di profondo raccogliemento.” (p. 42). Dopo alcune considerazioni personali, Fra Lorenzo scrive: “Credo di poter affermare che Fra Nicola non solo era uomo fatto preghiera, ma anche uomo fatto dalla preghiera, cioè costruito dalla preghiera. La preghiera, come intima comunione con Dio, aveva fatto sì che lo Spirito Santo formasse in lui l’uomo nuovo, la nuova creatura.” (p. 43).

Fra Lorenzo si sofferma a descrivere anche altri aspetti della santità di Fra Nicola, sui quali qui non è possibile soffermarsi per i limiti di spazio. Fra questi aspetti c’è quello della sua austerità, indicata come “un composto di povertà, di semplicità e di penitenza”. Fra Nicola era austero nel vitto, austero nel vestire, austero anche nel riposo. Si pensi al letto su cui dormiva: “Letto non si poteva chiamare quella specie di predella allungata, con alcune tavole sconnesse con sopra una sedia rovesciata che faceva da supporto a un sacchetto contenente alcuni stracci e su cui Fra Nicola posava la testa.” (p. 53).

Infine, Fra Lorenzo narra gli ultimi giorni di vita di Fra Nicola con dovizia di dettagli e precisione professionale, lui che l’aveva assistito come infermiere. Soprattutto ha scritto pagine cariche di emozione sugli ultimi istanti e sulle sue reazioni successive alla morte. “La realtà mi afferrò in tutta la sua crudezza: Fra Nicola era veramente morto. Mi lasciai cadere sulla sedia lì vicino, piegai la testa fino a toccare il capo di Fra Nicola e piansi.” (p. 66). E chiudendo il suo scritto, dopo tanti anni, annota: “Oggi come allora mi sento un principiante e ho bisogno che Fra Nicola continui a insegnarmi come pregare e come amare il Signore.” (p. 66).

Parafrasando quanto è stato detto di San Bonaventura quando scriveva la Vita di San Francesco, possiamo dire che anche qui “un santo ha scritto la vita di un altro santo”.

Commenti

  1. Fra Lorenzo 🙏 🙏 🙏 Vorrei sapere se è possibile comprarlo e dove, grazie 🙏 mi piacerebbe avere tutti gli scritti su fra Lorenzo 🙏 che conoscevo bene, andavo a parlare con lui e mi ha dato sempre una aumento di fede e il modo di pregare il Signore, e di ringraziare e di affidarmi sempre e solo a Dio, sia fatta la sua volontà 🙏 🙏 🙏

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