Il mese di maggio dedicato alla Vergine Maria

Il mese di maggio dedicato alla Vergine Maria

di Padre Tarcisio Mascia


Negli anni 1955-1959, a Nazaret, là dove oggi c’è la grande e splendida Basilica dell’Annunciazione progettata dall’architetto Giovanni Muzio, furono fatti degli scavi diretti dall’archeologo francescano P. Bellarmino Bagatti. Dopo la demolizione delle costruzioni precedenti, furono rinvenuti dei capitelli e altri oggetti appartenenti a un edificio religioso del II-III secolo. Questa costruzione racchiudeva grotte e silos del I e II sec., circondanti la grotta che appariva essere al centro di una particolare venerazione fin dai tempi apostolici, quella che oggi è indicata come la casa della Vergine. In mezzo al materiale di riempitura furono trovati degli intonaci con graffiti riportanti i simboli delle comunità giudeo-cristiane. La scoperta più significativa fu l’iscrizione “XE MAPIA” (= KH(air)e MARIA: “Ave Maria”): la mano di un fedele devoto aveva scritto sulla base di una colonna il saluto dell’Angelo alla Vergine. Si tratta forse del più antico documento di tale devozione, documento oggi conservato nel museo attiguo alla Basilica. Quelle parole saranno le prime di quella che sarà la preghiera dell’Ave Maria, con la quale i fedeli non cesseranno mai di invocare la Madre di Dio. Ovunque, da allora, nella Chiesa e nel mondo, quella devozione andrà diffondendosi sempre più, sostenuta dall’amore semplice dei devoti. A Lei, alla Vergine, hanno anche dedicato il mese di maggio, durante il quale la comunità cristiana intreccia, come in un mazzo di fiori, i suoi rosari e le sue innumerevoli devozioni.
I ricordi più belli della mia infanzia – mi sia consentito un ricordo personale - sono legati al mese di maggio, quando i miei genitori mi conducevano alla vicina chiesa, nota come chiesa di Sant’Ignazio a Cagliari, che si riempiva di una folla di devoti che cantavano alla Madonna le sue lodi, in particolare il rosario e le litanie lauretane, che i fratini eseguivano a più voci con tanta bravura ma anche con tanto entusiasmo e affetto. Ma la gente veniva soprattutto per ascoltare il predicatore: ogni anno predicava il mese di maggio un cappuccino toscano, che con la sua eloquenza tutta toscana riusciva ad affascinare e a intrattene quella folla, che l’ascoltava quasi a bocca aperta. Anch’io ci andavo volentieri, assieme a miei famigliari. E ogni anno quella amabile tradizione si ripeteva con puntualità e affezione da parte dei presenti, che all’epoca non erano certamente tentati dalla televisione.
Tracce della devozione alla Vergine Maria sono ancora presenti ovunque nella nostra Isola. Tracce legate a ragioni diverse: ora a dei luoghi particolari, ora a delle tradizioni, ora a dei simboli, ora alla presenza dei religiosi e alla loro spiritualità, ora alle feste liturgiche, ora alle apparizioni della Vergine. Basta dare uno sguardo alle feste mariane per accorgersene. Alcune, ad esempio, sono tipicamente sarde: N. Signora di Castro, N. Signora del Soccorso, N. Signora di Valverde, S. Maria di Zuradili, N. Signora d’Itria, N. Signora di Talia, N. Signora del Regno, S. Maria della Palma, N. Signora di Noli me Tollere, N. Signora dei Martiri, Madonna del Bosco, N. Signora d’Ogliastra, B. Vergine del Rimedio, Madonna del Buoncammino, S. Maria della Rosa, N. Signora di Bonaria, Madonna di Carcaxia, S. Maria Navarrese, Madonna del Riscatto, N. Signora di Monte Alma, Madonna di Bonuighinu, S. Maria Aquas, Madonna della Salute, Madonna di Seunis, N. Signora di Corte, S. Maria di Sibiola, Madonna della Solitudine, Madonna di Bonacatu, Madonna dello Schiavo. E altre che certamente ho tralasciato.
Alcune feste fanno riferimento alla presenza dei religiosi e quindi alla loro spiritualità. Si pensi alle chiese e alle feste relative della Madonna del Carmine o del Monte Carmelo; o quelle importate dai Salesiani, come la festa di Maria Ausiliatrice; i francescani, dal canto loro, hanno importato la festa di N. Signora degli Angeli, in ricordo della Porziuncola; i cappuccini hanno introdotto la festa di N. Signora di Loreto e quella della Madonna della Consolazione. Altre invece costituiscono un prestito della dominazione spagnola, come ad esempio: N. Signora di Monserrato, Madonna di Spagna, Madonna del Pilar. Ancora, alcune fanno riferimento alle apparizioni mariane universalmente note, quali la Madonna di Lourdes, la Madonna di Fatima e la Madonna de La Salette. Infine alcune fanno riferimento a festività liturgiche ben note, come la Madonna delle Grazie, la Madonna del Rosario, Santa Maria Regina, Santa Maria della Neve, B.V. Annunziata, B. Vergine Assunta, Cuore Immacolato di Maria, L’Addolorata, la Natività di Maria, S. Maria Bambina, ecc.
I titoli con i quali la Sardegna invoca e festeggia la Vergine Maria sono tali e tanti che si potrebbero fare con essi delle litanie speciali (litanie sarde), con le quali il popolo sardo potrebbe invocarLa. Del resto si pensi all’inno Deus ti salvet Maria, diventato ormai il canto identitario dei Sardi, ovunque noto e apprezzato.
Un titolo col quale spesso viene invocata la Vergine in Sardegna – titolo che è anche un topònimo – è quello di Nostra Signora di Buoncammino, titolo che forse è una traduzione di “Odighitria” (diventato per corruzione popolare Madonna d’Itria): la Madonna è colei che indica nel Figlio che tiene in braccio la via, il cammino, il Buoncammino. Si tratta non solo di una famosa icona di origine orientale, ma è anche la rappresentazione visiva di una verità della nostra fede cristiana, richiamata anche dal Concilio Vaticano II nel capitolo VIII della Costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium, dove si esortano i fedeli affinché ricordino che “la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vana credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre nostra e all’imitazione delle sue virtù.” (LG, n. 67).

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