Il crollo dei religiosi in Sardegna
Il crollo dei religiosi in Sardegna
di Padre Tarcisio Mascia
Ogni anno, nella prima domenica di giugno, a Fonni, nel nuorese, si celebra la festa di Nostra Signora dei Martiri, una festa che affonda le sue radici nel XVII secolo e che ha il suo fulcro presso il complesso religioso costituito dalla basilica dedicata alla Vergine e dall’attiguo convento francescano. Quest’anno la pandemia ha fatto sì che i festeggiamenti venissero sospesi. Con grande disappunto di quanti tradizionalmente vi partecipavano. Ma forse più grande rammarico l’ha suscitato la partenza dei frati francescani, che da sempre gestivano il noto Santuario. La ragione? Sono diminuiti i frati, che perciò non possono più farsi carico di gestire tutti i luoghi che avevano in passato.
Quello di Fonni è solo l’ultimo caso di abbandono da parte dei religiosi. Si pensi ai Salesiani, che, dopo avere lasciato Lanusei, in Ogliastra, e prima ancora Arborea, ora lasciano anche Nuoro. E così anche i frati conventuali, che alcuni anni fa hanno lasciato il convento di San Francesco a Iglesias. I Cappuccini, dal canto loro, lo scorso anno hanno abbandonato il servizio di assistenza spirituale all’Ospedale Brotzu di Cagliari e l’amministrazione della parrocchia di Gesturi (che però avevano assunto solo provvisoriamente alcuni anni fa). I Gesuiti l’anno scorso, a Cagliari, hanno lasciato la comunità di San Michele per concentrarsi nell’unica comunità di Via Sanjust, presso la Facoltà Teologica (i locali di San Michele sono ora occupati dalla Caritas).
Negli ultimi decenni altri conventi sono stati chiusi in Sardegna: penso a quelli di Bonorva e di San Gavino dei Frati Minori o all’istituto dei Saveriani a Macomer, e a molti altri che non ricordo.
A questi dati, concernenti gli Ordini religiosi maschili, andrebbero aggiunte le case e le strutture abbandonate dalle Congregazioni femminili, che sono certamente più numerose rispetto alle prime. Ricordo che qualche anno fa fu chiuso il monastero delle Cappuccine di Oristano. Purtroppo non esistono (così crediamo) statistiche aggiornate che permettano di farsi un’idea precisa di tali variazioni. Sappiamo che sono state chiuse tante scuole materne, tante strutture assistenziali, tante case di cura, ecc. Un’indagine dettagliata permetterebbe di avere un quadro completo e preciso della situazione, che certo non appare rosea o comunque positiva.
Tutto ciò evidenzia il crollo complessivo della vita consacrata nella nostra Isola (analogamente a quanto sta avvenendo sul continente). Il che suscita interrogativi e preoccupazioni. L’indebolimento della presenza dei religiosi fa prevedere un inaridimento dei valori spirituali nella nostra terra e contestualmente della fede, che in ogni epoca ha avuto bisogno di concretizzarsi nelle opere, soprattutto quelle di misericordia. Si ricordi che la creazione degli ospedali si deve ai religiosi (fatebenefratelli, camilliani, ecc.) e così la nascita dei monti di pietà la si deve ai francescani (Michele Carcano, Bernardino da Feltre, ecc.). Le scuole, ivi compresi i seminari, hanno avuto un grande ruolo nell’alfabetizzazione dell’Isola: prima che venisse istituita la scuola dell’obbligo, era necessario varcare la soglia di qualche seminario o di qualche convento per frequentare gli studi superiori. Molti dei nostri “intellettuali” dell’800 e del ‘900 avevano fatto i loro studi in seminario. Oggi le scuole che sono riuscite a sopravvivere, le così dette scuole paritarie, vivono giorni difficili per varie ragioni (i costi, l’assunzione di personale laico, ecc.). Conseguentemente, dalla crisi degli istituti religiosi deriva anche l’insostenibilità di tante strutture o istituzioni culturali, come le biblioteche conventuali, i circoli culturali, le associazioni religiose, le pubblicazioni di vario genere: sarà un impoverimento culturale crescente, che difficilmente potrà essere evitato.
La presenza dei religiosi nel territorio ha impreziosito in passato anche il tessuto sociale, diffondendo conoscenze, devozioni, spiritualità, feste popolari, sagre paesane. Si pensi alle feste in onore di Sant’Antonio, Sant’Ignazio, Santa Teresa, San Francesco, ecc. introdotte dai religiosi. Il pio esercizio della Via Crucis fu introdotto in Sardegna – prima ancora che sul continente - dai francescani. I Terzi Ordini Secolari, costituiti da laici sotto la direzione spirituale dei religiosi, hanno contribuito fortemente alla diffusione delle devozioni popolari. La vita del popolo cristiano ha trovato sostegno presso i conventi: qui la gente andava per le confessioni, la direzione spirituale, la predicazione, per avere conforto, consolazione, sostegno; qui venivano i poveri per chiedere e ottenere la carità. Insomma i conventi erano dei fari che diffondevano la loro luce sul territorio e costituivano per tutti un sicuro orientamento.
Nel futuro prossimo il quadro sarà profondamente diverso: il territorio sarà, dal punto di vista spirituale, desertificato (in ciò agevolato anche dal secolarismo); il disorientamento delle anime sarà sempre più marcato. E questa società, seppure tecnologicamente avanzata, avvertirà sempre più il danno conseguente allo sradicamento di tutte queste presenze e la fame di quei valori perduti. Ma la Provvidenza sa scrivere diritto anche sulle righe storte degli uomini e provvederà a porre rimedio a tanti danni. Si servirà ancora una volta dei grandi Ordini religiosi del passato o ne genererà di nuovi perché siano ancora a servizio del Popolo di Dio?
Padre Tarcisio Mascia
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