I cento anni di Voce Serafica della Sardegna

 I cento anni di Voce Serafica della Sardegna


di Padre Tarcisio Mascia



Nell’aprile del 1921 vedeva la luce per la prima volta il “bollettino” dei cappuccini sardi “Voce Serafica della Sardegna”. Nasceva con una veste molto dimessa, appena 12 pagine (oltre alle 4 di copertina), ovviamente in bianco e nero, con una tiratura di 800 copie, e un proposito: diffondere la devozione all’allora ven. Fra Ignazio da Laconi e far conoscere nell’Isola il francescanesimo e l’Ordine dei Cappuccini. L’idea della pubblicazione venne a quel vulcano di iniziative che era P. Ignazio Rossi da Carrara. Era giunto in Sardegna appena l’anno prima, quando il Ministro Generale, P. Giuseppe Antonio da San Giovanni in Persiceto, aveva affidato il Commissariato della Sardegna alle cure della Provincia di Lucca. P. Angelo da Terrinca era stato nominato commissario “ad triennium”. P. Ignazio da Carrara e P. Luigi da Ploaghe furono nominati suoi assistenti. Nel gennaio dell’anno successivo 1921 furono costituite le nuove fraternità e nominati i nuovi superiori. A Cagliari fu nominato guardiano proprio P. Ignazio da Carrara; P. Raffaele da Santa Giusta divenne suo vicario.

L’anno appena incominciato sarebbe stato di grande importanza per le sorti della nostra Isola, del nostro Paese e del continente europeo. Nel mese di aprile di quell’anno nasceva infatti a Oristano il Partito Sardo d’Azione, fondato da Camillo Bellieni ed Emilio Lussu. E il 30 aprile di quello stesso anno Papa Benedetto XV pubblicava la lettera enciclica “In praeclara  Summorum” in occasione del sesto centenario della morte di Dante Alighieri. Nei mesi successivi di quello stesso anno alcuni eventi segneranno la storia di tutto il continente. Infatti nel luglio  Adolf Hitler diventava presidente del Partito Nazionalsocialista e qualche mese dopo nascevano a Livorno il Partito Comunista Italiano e a Roma il Partito Nazionale Fascista. E nel dicembre di quell’anno veniva inaugurata a Milano l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Ritornando alla nostra Voce Serafica, sappiamo che per finanziarne la pubblicazione P. Ignazio fece una sottoscrizione, che nel mese di agosto di quel primo anno, raggiunse la somma di 6.000 lire e gli abbonati erano diventati 2.000. Il Direttore, P. Ignazio, commentava: “È questa la prova più eloquente che il nostro bollettino piace, che tutti hanno fatto plauso al nostro programma”. Il Bollettino, pur nella sua modestia, abbondava di informazioni. Sappiamo, per esempio, che il 25 luglio veniva ordinato sacerdote P. Ambrogio da Sassari; che un po’ ovunque nell’Isola si parlava di San Francesco, del quale, di lì a qualche anno, si sarebbe celebrato il settimo centenario della morte (1226-1926). Nella “Pagina di Fra Ignazio”, presente in ogni numero di Voce, si raccontavano le meraviglie (“I fiori di riconoscenza”) da Dio operate per l’intercessione di Fra Ignazio. Voce diventava anche supporto delle molte iniziative del detto P. Ignazio da Carrara, fra le quali la costruzione di un salone, “il cui disegno già si delinea, attiguo al noto convento dei Cappuccini”. L’opera “sarà eminentemente semplice, e risponde ad una assoluta necessità di spazio, fortemente sentita dai figli di San Francesco desiderosi di esplicare quell’azione cristiana-sociale, che fu meta principale della vita eroica del grande Santo riformatore.”

A settembre Voce ricorda i numerosi raduni cattolici programmati in detto mese. Sono annunciati raduni a Zurigo, a Roma, in particolare quello per il VII centenario della fondazione del Terz’Ordine Francescano (T.O.F.). Anche il Terz’Ordine della Sardegna prepara un raduno regionale a Oristano, con la partecipazione delle tre famiglie francescane.

Nell’editoriale di Voce dell’aprile 1991, da me scritto in occasione dei 70 anni dalla sua nascita (ero allora il direttore di turno del Bollettino), parlavo dei contenuti delle annate dei decenni precedenti. “Non manca - scrivevo – il pezzo di bravura, infarcito di retorica e di luoghi comuni; né i toni apocalittici di fronte alle grandi tragedie del secolo; né le divagazioni su temi non sempre congruenti col fine della pubblicazione. E tuttavia quelle poche pagine esprimono un forte desiderio di annuncio: dire a tutti il Vangelo, sminuzzandolo con semplicità nel cuore e nella mente di ciascuno. Con continuità e fedeltà il “Bollettino” ha fatto la sua parte: puntuale nella sua cadenza mensile – eccetto qualche involontaria pausa nel periodo bellico – esso ha portato a tutti il messaggio e il saluto di Fra Ignazio, nella cui memoria e per la cui glorificazione aveva visto la luce.”

Cent’anni dopo Voce sopravvive, pur fra tante difficoltà di carattere economico e finanziario. E questa è già una grazia. Ma Voce è anche cambiata: cambiata è la grafica e cambiati sono i contenuti e le firme dei collaboratori. Con qualche rammarico, mi sembra di poter dire che Voce di oggi si è come ripiegata su se stessa, è diventata decisamente autoreferenziale e autocelebrativa e monotematica: si parla quasi soltanto di frati, restringendo l’orizzonte agli interessi di casa, escludendo ogni argomento che non coincida con quelli conventuali. Un orizzonte decisamente limitato. Per convincersene basta guardare le copertine: sempre e solo frati, frati giovani (mai qualcuno con i capelli bianchi), come se la fraternità abbracciasse solo alcune fasce d’età… E poi manca la Chiesa, quella viva, con i suoi problemi, le sue ansie, le sue sofferenze. Insomma sembra una regressione, un ritorno al passato. 

Il centenario sarà un’occasione perché Voce ritrovi lo slancio degli inizi e il coraggio per guardare lontano e volare alto? Lo vogliamo sperare. Ad multos annos.


Padre Tarcisio Mascia

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