Padre Pietro Dessì da Oristano

 Padre Pietro Dessì da Oristano


Un Cappuccino di grande virtù e saggezza


(1586-1656)




Padre Pietro Dessì da Oristano




di Padre Tarcisio Mascia



Padre Pietro  Dessì Trogu fu uno dei primi cappuccini della Sardegna. Era nato  a Oristano da una famiglia nobile: primo di tre figli – Pietro, Giacomo e Agostino -  che si distinsero per virtù e dottrina. Tutt'e tre abbracciarono la vita religiosa: Agostino entrò nella Compagnia di Gesù; Pietro e Giacomo invece si fecero Cappuccini. 


Il Necrologio dei Frati Cappuccini della Provincia di Sardegna (Cagliari, 1911) ci dice che Pietro e Giacomo entrarono nell'Ordine il 1° gennaio 1608 nel convento di Sant'Antonio. Fu quello un anno importante nella storia dei Cappuccini Sardi, perché proprio in quello stesso anno e mese, gennaio 1608, veniva costituita canonicamente la Provincia di Sardegna. Infatti P. Stefano da Camerota era stato mandato nell'Isola proprio con l'intento di costituire, se l'avesse ritenuto opportuno, la nuova circoscrizione. È così avvenne. Dopo aver visitato i cinque conventi già esistenti (Cagliari, Iglesias, Alghero, Sassari e Ozieri), convocò e celebrò il capitolo nel convento di Sant'Antonio a Cagliari. Il Capitolo elesse lo stesso P. Stefano come provinciale, i quattro definitori, i custodi generali e gli altri uffici (tutti sardi).


Al termine del noviziato, il 1° gennaio 1609, Pietro emise i voti semplici. Non conosciamo invece la data della professione perpetua e neppure quella dell'Ordinazione presbiterale. Leggiamo invece nel Necrologio che era «dotato d'ingegno non comune e di volontà ferrea», che gli permisero di raggiungere ottimi risultati negli studi. Perciò i superiori gli affidarono l'insegnamento della S. Teologia e filosofia, ufficio che egli tenne per sette anni, formando alunni pieni di spirito francescano e di profonda dottrina. 

Grazie alla sua preparazione e alle sue virtù, P. Pietro fu eletto definitore provinciale nel 1620, nel 1637 e nel 1648, custode generale nel 1638 e 1649. Divenne Provinciale nel 1631 e riconfermato nell'anno seguente. Fu quindi rieletto all'unanimità ministro provinciale nel 1641. 

Di lui è detto che era «zelantissimo dell'osservanza regolare che voleva praticata in ogni cosa, dando egli per il primo l'esempio di quanto con la parola insegnasse agli altri».

Nel 1633 i Superiori Generali gli affidarono il delicato ufficio di Visitatore Generale della Provincia Spagnola di Castiglia. Quindi la S. Sede lo nominava Commissario Apostolico per risolvere alcuni problemi sorti tra i Carmelitani di Cagliari.


Intanto nel 1643 era stato fondato il nuovo convento di San Benedetto a Cagliari, che divenne tre anni dopo sede del noviziato. P. Pietro fu nominato guardiano e maestro dei novizi. A questi due uffici egli si dedicò con tutte le sue energie, curando con grande impegno la formazione francescana dei giovani candidati alla vita religiosa. Fu religioso di grande penitenza e di preghiera. Leggiamo ancora su di lui. «Rigido con se stesso, era tutto carità e dolcezza coi religiosi alle sue cure commessi. I novizi nelle difficoltà e incertezze dei primi passi della vita religiosa trovavano nel loro maestro il direttore prudente, esperto, amorevole; e i religiosi, se nel superiore sapevano di avere il tutore gelosissimo della disciplina monacale, si reputavano altresì fortunatissimi di essere guidati da un padre a loro santamente affezionato e premuroso per tutti i bisogni della comunità


Dopo il Capitolo Generale del 1649 fu costretto a fermarsi a Napoli per ragioni di salute. Qui la cittadinanza concepì tanta stima e venerazione nei suoi confronti. Anche l'Arcivescovo di Napoli ebbe tanta stima per P. Pietro e si recava spesso a vederlo e parlargli.

Dopo il Capitolo Provinciale dell'Umbria, celebratosi a Gubbio nel 1654, quando i delegati vennero a Cagliari per comunicargli la scelta dei Capitolari umbri di nominarlo provinciale, «lo trovarono che lavava i piatti in cucina.» Partito per l'Umbria in compagnia di P. Bernardino da Gergei, operò con prudenza e carità, attirandosi la stima di tutti, autorità, popolo e religiosi.

La notizia della partenza di Padre Pietro per l'Umbria giunse fino al Palazzo Reale, ed il Vice Re Conte di Lemos fece istanza  perché un uomo a lui tanto caro non si allontanasse dalla città.

La cronaca della Provincia Umbra conserva testimonianze edificanti del governo di P. Pietro. P. Raffaele da Santa Giusta, che di P. Pietro scrisse un profilo molto documentato con informazioni attinte dall'archivio della Provincia Umbra, così scrisse sul suo governo: «Il P. Pietro da Oristano era dotato da Dio di presenza imponente; possedeva attrattive singolari; una parola dolce, piacevole, lusinghiera, angelica: nobile era il suo portamento, decoroso il suo gesto, per cui conciliava a sé l'amore e il cuore di tutti compresi i grandi personaggi…». (Cfr. Voce Serafica della Sardegna, aprile 1924, pp. 57-58; maggio 1924, pp. 74-75; luglio 1924, pp. 106-108)

Di ritorno dal Capitolo Generale nel 1656, P. Pietro cadde malato nel convento di Terni, dove rese a Dio la sua anima all'età di 70 anni e 48 di religione. Erano quelli gli anni della peste e per timore del contagio, si dovette accelerare la sepoltura con non poco rincrescimento dei confratelli e dei fedeli, che avrebbero voluto testimoniare al P. Pietro la loro stima e venerazione.



Oristano – L'albero di tutta la famiglia francescana


Non si può scrivere di P. Pietro senza spendere due parole circa il grande dipinto che si trova appeso alla parete sinistra della nostra chiesa di Oristano. Si tratta di un dipinto che rappresenta, sotto forma di un albero, la storia di tutta la famiglia francescana dal suo inizio fino al 1626. Di qui il titolo: «Epilogus totius Ordinis S. P. Francisci». L'autore del dipinto è Fra Vitale da Algesiras.

Il P. Carlo d'Aremberg, più tardi, vi scoprì alcuni errori, per cui rifece interamente il lavoro e lo pubblicò senza nome d'autore ad Anversa nel 1650 (Cfr. P. Fredegardo da Anversa, Archivio Generale, in lettera a P. Raffaele da Santa Giusta). Il quadro della nostra chiesa è una riproduzione dell'originale di Fra Vitale, eseguito a cura di P. Pietro col contributo del nobile cavaliere don Gaspare Pira di Oristano, come risulta dall'iscrizione in calce al dipinto: Hoc opus fecit fieri R. P. F. Petrus ad Oristano Provincialis, cum expensis Nobilis D. Pira, De Consilio Suae majestatis in hoc Sardiniae R. G. I. Indicis Aeqz meriti, 1653.


Padre Tarcisio Mascia

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