Padre Serafino Carchero da Cuglieri

                                     Padre Serafino Carchero da Cuglieri

Vescovo di Tortolì e poi di Bisarcio


(1763-1847)




Mons. Serafino Carchero da Cuglieri




di Padre Tarcisio Mascia




La Provincia Turritana dei Cappuccini, che ebbe origine dalla Provincia di Sardegna nel 1697, ha dato alla Chiesa, lungo l'arco della sua storia, due frati diventati vescovi, e cioè P. Serafino da Cuglieri e P. Salvatore Saba da Ozieri.


In questo articolo parliamo del primo, di P. Serafino Carchero da Cuglieri. Apprendiamo dal Necrologio che era nato a Cuglieri il 21 settembre 1763. Aveva vestito l'abito cappuccino il 16 dicembre 1779 a Ozieri, allora sede del noviziato, e qui l'anno successivo fece la sua professione.

Fece gli studi in preparazione al sacerdozio sotto la disciplina di P. Salvatore Appeddu di Ozieri, che fu religioso colto e preparato. Divenne quindi lettore di filosofia ad Alghero e di teologia a Bosa. Nel 1801 lo troviamo guardiano a Bosa. Fu poi eletto nel 1802 definitore di Provincia. Il 30 maggio 1806 a Sassari con Breve pontificio fu nominato Ministro Provinciale dal Delegato Apostolico Mons. Nicolò Navoni, vescovo di Iglesias. Fu quindi eletto nella carica di provinciale per una seconda volta nel 1821.


Furono quelli anni terribili: gli anni della rivoluzione francese, che incendiò l'Europa intera; gli anni di Napoleone Bonaparte, che sconvolse il mondo e fece tanto male alla Chiesa; gli anni della soppressione degli ordini religiosi e in particolare dell'Ordine dei Cappuccini, soprattutto in Francia. Ma il flagello della soppressione raggiunse gran parte dell'Europa. P. Mariano d'Alatri, che era alla guida dell'Ordine, nel 1809 fu catturato e rinchiuso nel carcere di Castel Sant'Angelo, dove rimase fino al 2 luglio di quell'anno. Il 7 maggio 1810 fu dichiarata la soppressione dei conventi. P. Mariano nel dicembre fu relegato in Corsica a motivo del suo rifiuto di prestare il giuramento repubblicano. Ma nel luglio 1812 riuscì a fuggire dalla Corsica e a riparare nella libera Sardegna e da qui riprese a governare l'Ordine. In Sardegna presiedette anche i Capitoli delle due Province Sarde. Dopo la sconfitta di Napoleone, P. Mariano fece ritorno a Roma e si impegnò a riorganizzare l'Ordine. Il 7 ottobre 1814 fu nominato vicario generale dei Cappuccini.


Seguirono gli anni della restaurazione dell'antico regime. Ma non tutto fu come prima, nemmeno per l'Ordine e per la Chiesa. Solo nel 1847 l'Ordine potè celebrare un capitolo generale, ben 58 anni dopo il precedente.


Con quale spirito P. Serafino visse queste vicende drammatiche? Non sappiamo, ma crediamo che anche lui, come tanti altri in quel periodo, guardasse con trepidazione alle sorti della Chiesa e dell'Ordine. Ritengo anche che egli abbia incontrato P. Mariano d'Alatri quando si rifugiò in Sardegna  e presiedette i Capitoli delle due Province di Sassari e Cagliari.


Sin dall'inizio del suo ministero P. Serafino si rivelò predicatore eccellente. Infatti predicò in tutte le chiese cattedrali dell'Isola. Nel 1822 predicò nella Cattedrale di Cagliari, dove ottenne il plauso di Carlo Felice, che lo propose come vescovo per la nuova diocesi di Tortolì, fondata nel 1824. Dimessosi P. Serafino da Provinciale, Leone XII, nel Concistoro del 20 dicembre 1824, preconizzò P. Serafino Carchero da Cuglieri vescovo della nuova diocesi, eretta pochi giorni prima con Bolla dell'8 dicembre stesso anno.


P. Serafino fu consacrato vescovo il 24 febbraio 1825, quando aveva 62 anni. Leggiamo nel Necrologio che a Tortolì «mancava tutto. Dovette quindi organizzare: Cattedrale, Episcopio, clero e popolo».

Nel 1834 Gregorio XVI lo trasferì alla Chiesa di Bisarcio (attuale diocesi di Ozieri). A 71 anni dovette obbedire e trasferirsi nella sua nuova diocesi.

In un suo recente studio su «Logudoro e Goceano nel XIX secolo», Tonino Cabizzosu, già docente di Storia della Chiesa nella Facoltà Teologica della Sardegna, ha dedicato un capitolo del suo libro alla figura di Mons. Serafino Carchero, che fu vescovo di Bisarcio dal 1834 al 1847. L’Autore gli dedica una ventina di pagine, nelle quali racconta il difficile esordio per la lotta con il Capitolo dei Canonici, la difesa dei diritti della Chiesa, l’impegno per la promozione dell’istruzione e dell’ambiente, la fondazione del Consiglio di Carità, la promozione della pastorale vocazionale e l’ampliamento della Cattedrale.

«Dopo la morte di Carchero nel 1847 – scrive il Cabizzosu – la diocesi visse un periodo di prolungata crisi a causa dei crescenti contrasti tra Governo e Santa Sede sulle nomine ai benefici vacanti». In seguito alle disposizioni del 1849 la diocesi logudorese rimarrà vacante per 24 anni.

Nella Cattedrale di Bisarcio Mons. Carchero costruì anche la tomba per sé, per il predecessore e per il successore. Morì il 31 marzo 1847, vecchio di 84 anni, assistito da P. Salvatore da Ozieri, futuro Ministro Generale dell'Ordine e Arcivescovo titolare di Cartagine.


P. Tarcisio Marco Mascia




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