Una biografia di Evaristo Madeddu fondatore della Compagnia del S. Cuore
Recensione
Una biografia di Evaristo Madeddu
fondatore della Compagnia del S. Cuore
Evaristo Madeddu
Fondatore della Compagnia del Sacro Cuore
di P. Tarcisio Marco Mascia
Ha visto la luce, in questi primi mesi del 2025, un altro lavoro di Tonino Cabizzosu, avente per oggetto la figura di Evaristo Madeddu, fondatore della Compagnia Evaristiana del Sacro Cuore. Tonino Cabizzosu, originario di Illorai, dove è nato nel 1950, è stato per molti anni docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà di Teologia della Sardegna. Oggi è Vicario Episcopale per la Cultura della Diocesi di Ozieri. Ha pubblicato molti studi sulla Storia della Chiesa sarda dell'Ottocento e del Novecento. Ultimo della serie è il volume che qui presentiamo.
Protagonista del volume è la figura di Evaristo Madeddu, fondatore della Compagnia Evaristiana del Sacro Cuore. L'Autore «esplora il percorso ricco e articolato della vita del religioso sardo attraverso un'analisi documentata, distante dalle narrazioni celebrative».
Tale percorso si articola in 23 capitoli, che esplorano diversi aspetti della figura e dell'opera del Madeddu. Precedono due «preziose» prefazioni (l'una di Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e di Ales-Terralba; l'altra di Bachisio Bandinu), che magistralmente introducono alla lettura del volume. Segue il «Saluto» dei rappresentanti della Comunità Evaristiana e una «Premessa dell'Autore», nella quale si legge: «L'Autore è consapevole delle difficoltà nel ricostruire una biografia di una personalità originale, che nella Chiesa isolana non ha eguali, ed intende offrire un tassello atto a creare un mosaico vasto e complesso».
Tra i vari capitoli che compongono la «Biografia» ne segnalo i più interessanti. Ad esempio il capitolo dedicato ai «Sofferti inizi dell'Opera» (pp. 39-54) e quello de «La lotta del parroco Dessì» (pp. 55-68): si rimane davvero sconcertati davanti a tali comportamenti provenienti dagli ambienti ecclesiastici. In particolare quello del parroco di Mandas, don Salvatore Dessì, che disse: «Per quanto io starò in questo paese, non permetterò mai che, oltre la parrocchia, esistano frati o altri preti» (p. 55). Parole estremamente gravi, soprattutto in bocca a un prete. L'Autore commenta: «Questa figura potrebbe essere indicata come modello della tipologia diffusa nel regime di cristianità, di 'padre-padrone' della comunità» (p. 56).
Meritano attenzione anche i capitoli dedicati ai rapporti del Madeddu con Mons. Ernesto M. Piovella e quello dedicato alle relazioni con Mons. Giorgio Del Rio. Del primo (Mons. Piovella è stato a lungo vescovo della diocesi di Cagliari, che ha sempre goduto fama di santità) l'Autore scrive che egli «è una persona di gran cuore, portata a leggere gli eventi in maniera positiva, ma nel caso specifico alcuni suoi consiglieri giocano un ruolo negativo spingendolo ad assumere posizioni autoritarie» (p. 69). Perciò il caso Dessì rimane emblematico in quanto segna una cesura nei rapporti tra Piovella e Madeddu. In sostanza mentre il primo si era fino ad allora dimostrato sensibile alla nuova fondazione, presentandola alla comunità parrocchiale di Mandas, incoraggiandola e dando ad essa il titolo, in seguito, dietro istigazione di Dessì, diviene critico.» Atteggiamento che il Cabizzosu riassume così: «Metamorfosi di un Pastore che non va a fondo su quanto gli riferiscono» (p. 69).
Ben diverso è l'atteggiamento di Mons. Giorgio Del Rio, che del Madeddu dice essere «uomo di soda virtù e di profonda pietà.» (p. 77). E aggiunge che il Sig. Madeddu merita tutta la fiducia, in quanto «gli risulta con tutta certezza non essere vere le fandonie, le accuse che si mossero contro di lui; ed essere al contrario il Madeddu uomo di soda virtù e di profonda pietà» (p. 85). E dopo due anni di analisi e indagini, Mons. Del Rio, circa il Madeddu scrive che «gli pare di riscontrare in lui l'uomo che lavora assiduamente alla pratica delle virtù cristiane e religiose, specialmente dell'umiltà, della purezza, della carità, della laboriosità, della pazienza e rassegnazione nelle cose avverse, della piena uniformità ai voleri di Dio, fino a dire spesso ai suoi giovani: Preghiamo perché se quest'opera viene da Dio, Egli la prosperi e dilati; se non viene da lui Egli la distrugga ed annienti.» (pp. 85-86).
L'Autore non dimentica altri personaggi che in qualche misura incontrarono il Madeddu e la sua opera. Si pensi alla visita di P. G.B. Manzella che ebbe a dire di lui: «A costui non manca che la messa» (p. 119). Alcune pagine sono dedicate ad alcuni preti del clero sardo (A. Moi, S. Murgia, P. Cau, G. Pirisi, S. Pilia, C. Sias). Altre ai rapporti con P. Salvatore Vico e alle visite apostoliche.
Prima di concludere, aggiungo qualche parola circa il conflitto con Mons. Paolo Botto, che fu vescovo di Cagliari dal 1949 al 1969. Le prime incomprensioni incominciarono nel dicembre del 1949. Scriveva il Madeddu in una lettera del 27 dicembre: «I confratelli della nostra casa filiale di Cagliari mi informano che V. Ecc. è poco ben disposto a nostro riguardo. Ciò non mi sorprende avendo incontrato, fin dal sorgere dell'Opera, non poche incomprensioni, avversioni e ostilità di ogni genere» (p. 213). L'anno successivo l'Arcivescovo chiede al fondatore di presentargli un elenco dettagliato dei beni immobili. Madeddu non è un ingenuo e capisce quel che c'è dietro a tale richiesta. E precisa a Botto quale sia l'essenza della Congregazione: «È una famiglia che non ha pretese teologiche, che non è formata da dotti ma nemmeno da ignoranti. Essa vive nell'osservanza della legge di Cristo e tiene i membri che la compongono lontano dalla corruzione dilagante nel mondo. Perché, dunque, biasimare una tale famiglia che vive del suo lavoro nel raccoglimento e nel sacrificio?» (p. 215).
Concludendo il suo studio, l'Autore scrive che la personalità del Madeddu ha alla base «una fede matura, una convinzione profonda che la verità e la giustizia devono avere il loro corso, anche se travagliato.» E aggiunge in chiusura una citazione di Vittorio Soana: «Madeddu si rivela persona capace di affrontare senza timori le varie vicende della vita con serenità e determinazione, è il suo tratto caratteristico…» (276).
Grazie all'illustre Autore per averci fatto conoscere da vicino la figura, il messaggio e l'opera di questo esemplare Uomo di Dio.
P. Tarcisio Marco Mascia
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