La «preghiera semplice» - La storia di una preghiera attribuita a San Francesco.

 

La «preghiera semplice»



Il testo comparso anonimo all'inizio del secolo XX in Normandia - Una preghiera per domandare a Dio il dono della pace - Le numerose traduzioni nelle principali lingue europee concorrono alla diffusione della preghiera in tutto il mondo - Una preghiera che accompagna il movimento ecumenico - Anche alcuni politici famosi hanno utilizzato la celebre preghiera. 




San Francesco d'Assisi




                                                                                                                di P. Tarcisio Marco Mascia




All'inizio del nuovo Millennio, presso LES ÈDITIONS FRANCISCAINES di Parigi, vedeva la luce un bel volumetto dal titolo «La prière pour la paix attribué à saint François: une énigme à résoudre» [La preghiera per la pace attribuita a San Francesco: un enigma da risolvere]. Ne era autore Christian Renoux, docente di storia moderna all'Università di Orléans e da molti anni impegnato sul fronte della riconciliazione e della non-violenza. La preghiera, oggetto del volume in questione, è generalmente nota in Italia sotto il titolo di «Preghiera semplice» ed è solitamente attribuita a San Francesco. Ma, se qualcuno va a vedere, nelle Fonti Francescane, la sezione riservata alle Laudi e preghiere di San Francesco, resterà meravigliato non trovandovi traccia di questa preghiera. Perché appunto San Francesco non ha composto questo testo: forse, conoscendolo, gli sarebbe piaciuto e l'avrebbe fatto proprio, magari vi avrebbe apposto anche la sua firma. Ma così non è. Di chi è dunque questa preghiera? Quando è comparsa per la prima volta e dove? Perché tanta fortuna? A queste e ad altre domande cerca di rispondere il volumetto in questione. 

Riportiamo intanto qui sotto il testo di questa preghiera:


Preghiera attribuita a San Francesco 


Signore, fa' di me uno strumento della tua pace: 

Dov'è odio, ch'io porti l'Amore. 

Dove è offesa, ch'io porti il Perdono. 

Dove è discordia, ch'io porti l'Unione. 

Dove è dubbio, ch'io porti la Fede. 

Dove è errore, ch'io porti la verità. 

Dove è disperazione, che io porti la Speranza. 

Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia. 

Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce. 

Maestro, fa' che io non miri tanto: 

Ad essere consolato, quanto a consolare. 

Ad essere compreso, quanto a comprendere. 

Ad essere amato, quanto ad amare. 

Poiché donando si riceve, 

perdonando si è perdonati, 

morendo si risuscita a Vita Eterna! 


La preghiera - almeno stando alle indicazioni provenienti dallo stato attuale delle ricerche - appare per la prima volta nel numero di dicembre del 1912 de La Clochette, una rivistina cattolica, che si definiva «bollettino mensile della Lega della Santa Messa». 

La «Lega della Santa Messa» era stata fondata nel 1901 dal prete normanno Esther Auguste Bouquerel (1855-1923), in un periodo in cui fiorivano le iniziative di questo genere. Sua finalità era quella di «ricondurre alla Messa coloro che non ci vanno e di ottenere da quelli che ci vanno l'impegno ad assistervi più devotamente». Bouquerel presentò la sua idea al Congresso eucaristico d'Angers nel 1901 e il Congresso l'approvò nell'ottobre dello stesso anno. 

Da buon giornalista qual era, I'Abbé Bouquerel cercò di potenziare il suo apostolato eucaristico col supporto di un periodico. A questo scopo, già nell' ottobre dello stesso 1901, vedeva la luce La Clochette, un bollettino di poche pagine, destinato ai membri della Lega, per mettere insieme ogni mese idee e preghiere sull'apostolato eucaristico. Direttore e redattore unico della rivista era lo stesso Bouquerel. Nel 1910 la tiratura aveva raggiunto le 8000 copie. 


Una «bella preghiera da farsi durante la Messa» 


Nel numero di dicembre del 1912, sulle pagine de La Clochette, viene pubblicata la preghiera in questione, sotto il titolo seguente: «Bella preghiera da farsi durante la Messa», pur non avendo alcuna relazione diretta con il culto eucaristico. La preghiera è pubblicata anonima, in lingua francese, e non è attribuita a San Francesco. Manca ogni riferimento all'autore o alla provenienza. Mistero. Poiché quasi tutti gli articoli pubblicati nella rivista sono scritti dallo stesso Abbé Bouquerel, si può ritenere che anche il testo della preghiera sia suo. Ma è solo una congettura. La Clochette cesserà di vivere nel 1919 senza che il mistero venga svelato. 


Il canonico e il marchese 


Fra gli 8000 lettori de La Clochette c'era anche il canonico Louis Boissey (1859-1932), parroco di Beauchêne, un paese a nord dell'Orne. Egli condivideva molte idee dell'Abbé Bouquerel. Del resto entrambi erano stati nel Seminario Francese a Roma e avevano frequentato l'Università Gregoriana. Affascinato dal tema della pace, Louis Boissey aveva fondato una confraternita e costruito una nuova chiesa, dedicate entrambe a Notre-Dame de la Paix. 

Anche lui, come il suo amico Bouquerel, pubblica nel 1904 un bollettino mensile dal titolo significativo di Annales de Notre-Dame de la Paix, che continuerà a essere pubblicato fino al novembre 1939. Impegnato in prima fila per la causa della pace, il Canonico Boissey rimane colpito dalla «Belle prière à faire pendant la Messe» pubblicata dall'amico Bouquerel su La Clochette e decide di farla conoscere pubblicandola a sua volta, con qualche piccola variante, sugli Annales nel gennaio 1913. 

Non sfugge la preghiera al Marchese Stanislao De la Rochethulon, che svolgerà un ruolo fondamentale nella sua diffusione. Grande sognatore, egli vantava parentele con i vari sovrani europei e si batteva per promuovere la pace in Europa e nel mondo. Dal 1886 al 1895 fu presidente dell'associazione Souvenir Normand. 

Nell'ottobre del 1914, il Marchese La Rochethulon spedisce una lettera di felicitazioni al nuovo Segretario di Stato Vaticano Card. Ferrata, assicurandolo dell'impegno di Souvenir Normand a favore della pace. Impegno ribadito l'anno seguente al successore Card. Gasparri, al quale trasmette altresì una serie di preghiere per la pace, da sottoporre all'attenzione del Papa a Capodanno del 1916. Gasparri ringrazia il Marchese e lo rassicura di aver presentato al Papa la lettera e le preghiere. 


Le preghiere del Souvenir Normand 


Le preghiere per la pace inviate a Papa Benedetto XV nel dicembre 1915 erano due. Una delle due era un'invocazione a Notre-Dame des Normands e ai santi protettori della Normandia. L'altra era quella che conteneva, secondo il Card. Gasparri, le «toccanti invocazioni al Sacro Cuore di Gesù»: era un testo dattiloscritto intitolato «Preghiera del Souvenir Normand al Sacro Cuore ispirato dal testamento di Guglielmo il Conquistatore». In realtà si trattava semplicemente della «bella preghiera da dirsi prima della messa», già pubblicata da l'Abbé Bouquerel e dal Canonico Boissey e che il Marchese La Rochethulon aveva letto negli Annales de Notre-Dame de la Paix. 

Il testo trasmesso al Papa era una trascrizione quasi fedele della versione del Boissey, ma il titolo conteneva una menzione del tutto arbitraria del testamento di Guglielmo Il Conquistatore, e in più trasformava la preghiera in «Preghiera al Sacro Cuore». 

Il 20 gennaio 1916, la bella preghiera compare per la prima volta su l'Osservatore Romano in prima pagina e in traduzione italiana, accompagnata dal breve titolo «Le preghiere del Souvenir Normand per la pace». Anche la traduzione italiana introduce alcune variazioni al testo originale. Comunque, grazie all'Osservatore Romano, la preghiera raggiunge una diffusione internazionale. Infatti un'eco della pubblicazione romana giunge a Parigi, dove il quotidiano cattolico La Croix pubblica per esteso la traduzione francese dell'articolo comparso su l'Osservatore, conservandone anche il titolo: «Le preghiere del Souvenir Normand per la pace». 

Anche il testo della preghiera è lo stesso dell'Osservatore, ritradotto dall'italiano in francese e contenente diverse variazioni rispetto all'originale del Bouquerel. 


L'attribuzione della preghiera a San Francesco 


Dopo la prima guerra mondiale, negli anni venti e trenta, molti si appropriano della preghiera, riproducendola sulle immagini di devozione. 

Il primo ad aver avuto l'idea di stamparla sul retro di un'immagine fu il cappuccino P. Etienne da Parigi (†1926), assistente del Terz'Ordine Francescano nella regione di Reims dal 1912. Il testo riprodotto è quello pubblicato ne La Croix, ma con un nuovo titolo più aderente al contenuto della preghiera: «Preghiera per la pace». Egli fa dunque stampare queste immagini, forse nel 1918, a guerra finita. Nel fronte dell'immagine egli fa riprodurre l'immagine di San Francesco d'Assisi rivestito dell'abito francescano, col cappuccio in testa, l'aureola, la croce nella destra e la regola del Terz'Ordine nella sinistra.

Dunque per la prima volta la nostra preghiera è accostata a San Francesco. Tuttavia bisogna riconoscere che il cappuccino non attribuisce il testo della preghiera al Santo, benché egli aggiunga alla fine del testo questo auspicio: «Questa preghiera riassume meravigliosamente la fisionomia esteriore del vero Figlio di San Francesco e i tratti salienti del suo carattere. Che tutti i terziari del distretto di Reims ne facciano il loro programma di vita. Il mezzo più sicuro di realizzarlo è quello di recitare piamente questa preghiera tutti i giorni e di chiedere a Dio con fervore la grazia di metterla in pratica». 

Ma la preghiera, nel periodo fra le due guerre, non resta appannaggio dei cattolici. Infatti negli anni venti la preghiera è ripresa da due movimenti protestanti, che la diffondono ampiamente in Francia e in Europa. 


Il Pastore Jules Rambaud 


Questo pastore francese (1879-1949) si interessa alla nostra preghiera nel quadro della sua opera di riconciliazione franco-tedesca, per la quale aveva creato l'Unione Protestante Cristiana [Evangelisch-Christiliche Einheit]. Sappiamo che a Parigi, nella primavera del 1925, egli fece conoscere a sua volta la preghiera a uno dei numerosi ufficiali francesi protestanti incontrati nella sua missione ufficiale in Renania, il luogotenente Etienne Bach (1892-1986). Questi aveva dato vita nel 1924 al Movimento dei Cavalieri del Principe della Pace (MCP) e, a seguito dell'incontro col Pastore Rambaud, egli adotta la preghiera e decide di farne la preghiera del suo movimento. Il testo adottato è quello del Bouquerel, pubblicato nel 1912. Anche il titolo è quasi lo stesso, ma adattato all'ambiente protestante: «Una bella preghiera», con qualche leggero ritocco al testo. Il Movimento diffonde quindi il testo in migliaia di esemplari in tutta Europa, in particolare in Belgio e Svizzera. 


La prima attribuzione della preghiera a San Francesco 


Sono proprio i Cavalieri della Pace che stabiliscono un legame tra la nostra preghiera e San Francesco d'Assisi. Infatti sin dal 1927 la preghiera, diventata la «Preghiera dei Cavalieri della Pace», è attribuita a San Francesco d'Assisi, senza alcuna spiegazione. 

Nel 1936 il testo compare in un libro di preghiere anglicano, in Gran Bretagna. Nello stesso anno le Edizioni Mowbray stampano a Londra un estratto della nostra preghiera su una pia immagine e l'intitolano «Prayer of St. Francis». Nel 1941, il canonico anglicano Eric Milner-White inserisce a sua volta la prima parte del nostro testo in un breviario, The Daily Prayer. Questa diffusione nell'ambiente anglicano e l'attribuzione a San Francesco fanno supporre che sono i contatti tra protestanti che hanno permesso la diffusione della nostra preghiera in Gran Bretagna. 

Nel 1945 la preghiera fa la sua comparsa in Svizzera, quando la liturgia riformata recepisce il nostro testo, che diventa «la preghiera di Francesco d'Assisi» con la seguente raccomandazione aggiuntiva: «Conviene particolarmente che la si reciti alla fine del servizio della Cena» (il Bouquerel nel 1912 l'aveva pubblicata col titolo «una bella preghiera da farsi durante la messa»). 

Il testo tedesco della preghiera nasce invece in ambiente cattolico. È del 1940 la traduzione del Dillersberger, ma ha più fortuna la traduzione del pastore Delekat, che viene diffusa sia negli ambienti protestanti che in quelli cattolici. 


Il trionfo americano 


La preghiera si diffonde intanto negli Stati Uniti e in Canada all'indomani della seconda guerra mondiale. Noi sappiamo che il movimento cattolico americano, The Christophers, si appropria, sin dalla sua fondazione, nel 1945, della nostra preghiera per la pace. Ma è il Senatore Hawkes del New Jersey che diffonde la preghiera, come egli stesso racconta nell'intervento che fece il 1° febbraio al Senato di Washington. In effetti quel giorno egli prese la parola per presentare ai colleghi senatori una «preghiera di San Francesco», precisando persino che essa era stata scritta nel 1226 (!). Infatti egli confonde la data della morte del Santo con la data della redazione del testo. Durante il suo intervento il senatore insiste sui benefici della lettura della preghiera e racconta nel dettaglio l'incredibile diffusione che le ha dato: «Ho inviato questa piccola preghiera a 215 rappresentanti del commercio in tutti gli Stati Uniti, accompagnata da una lettera. L'ho inviata al direttore di ciascuna delle fabbriche della mia impresa. Lo stesso giorno in cui la lettera è arrivata a una delle mie fabbriche, il direttore di questa fabbrica aveva appuntamento con il comitato sindacale. I membri di questo comitato arrivarono nel suo ufficio proprio nel momento in cui il direttore riceveva la mia lettera». Egli mostrò loro questa preghiera. Dopo averla letta uno di essi disse: «Mi domando se si potrebbe averne un esemplare da Mr Hawkes». Il direttore rispose: «Certamente». Nei due o tre giorni seguenti, tutti i membri del comitato domandarono un esemplare della preghiera e, nel giro di una settimana o di dieci giorni, nella fabbrica ne vollero un esemplare. Allora ne ho fatto stampare 5000 copie e ne ho dato una a tutti quelli e quelle che lavorano nelle nostre fabbriche. Questa piccola distribuzione richiese la stampa e la distribuzione di un milione e mezzo di esemplari della preghiera, che sono stati inviati in tutti gli Stati Uniti».

Ed è uno di questi esemplari che il senatore lesse ai suoi colleghi. Non sappiamo come il Senatore Hawkes si fosse procurato il testo, che dipende dalla versione che era stata ritradotta in francese dalla Vie franciscaine nel 1925. La sua larga diffusione contribuì a radicare saldamente nell'animo degli americani l'idea della pace e il convincimento che il testo appartenesse al Santo dell'Umbria. È anche la prima volta che i cattolici accettano l'attribuzione errata della preghiera a San Francesco. 


Qua e là per l'Europa 


Contribuisce alla diffusione della preghiera in Europa il movimento cattolico Pax Christi, che la propone come «la preghiera della pace di San Francesco», soprattutto in occasione del pellegrinaggio internazionale ad Assisi e Roma del 1952. 

Negli anni successivi la preghiera viene anche messa in musica e persino riprodotta su cartolina. Non sfugge neppure all'attenzione di noti personaggi del mondo religioso e politico. Si pensi a Lanza del Vasto, che la chiama «Preghiera semplice» (e così sarà conosciuta negli ambienti italiani), Mons. Helder Camara (1909-1999), Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), che ha adottato la preghiera per la sua comunità. In occasione del ritiro del premio Nobel per la pace aveva detto: «Penso che sarebbe meraviglioso se recitassimo insieme la preghiera di San Francesco d'Assisi, una preghiera che non cessa di sorprendermi. Noi diciamo questa preghiera ogni giorno dopo la Santa Comunione, perché essa si accorda perfettamente con ciascuno di noi. E penso sempre che, quando San Francesco d'Assisi ha composto questa preghiera, quattro o cinque secoli fa, la gente doveva avere le stesse difficoltà di oggi ... » Evidentemente Madre Teresa non conosceva la storia della preghiera. Ma neppure i politici rimangono indifferenti alla nostra preghiera. Infatti il 4 maggio 1979, il nuovo Primo Ministro inglese, la Signora Margaret Thatcher, rientrata da Buckingham Palace, dove aveva appena ricevuto il mandato di formare il governo, cita la preghiera sulla soglia della sua nuova residenza a Downing Street, davanti ai microfoni della radio e della televisione di mezzo mondo. Anche lei ne attribuisce la paternità a San Francesco. 

Un altro Premio Nobel per la pace, l'arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, confida di aver grande attenzione a questa preghiera («fa parte integrante della mia devozione: mi ha aiutato a calmare l'amarezza e l'odio, che talvolta possono suscitare i partigiani dell'apartheid»). 

Ma è nel 1986 che la preghiera acquista risonanza mondiale, quando il 27 ottobre si celebra ad Assisi, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, la storica giornata di preghiera per la pace con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le religioni e in particolare di Giovanni Paolo II. La preghiera viene letta in inglese dai rappresentanti delle chiese cristiane, senza che venga precisata la sua attribuzione. E chiudendo la celebre giornata, il Papa fa riferimento a San Francesco, al quale tradizionalmente viene attribuita la preghiera. 

Quest'ultimo avvenimento, largamente coperto dai media di tutto il mondo, ha contribuito enormemente alla diffusione mondiale della preghiera. 

Più tardi, il 4 ottobre del 1995, ricevendo il Papa all'aeroporto di New-York, il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, nel suo saluto di benvenuto, ricorda l'influsso sempre attuale di San Francesco e la celebrità della preghiera che a lui è attribuita: «La sua preghiera che oggi molti americani, cattolici e non, portano in tasca o nella loro borsa o nel loro taccuino, è un appello all'unità: Signore, fa' di me uno strumento della tua pace». In risposta, a sua volta, il Papa cita anche lui San Francesco, ma senza attribuirgli la paternità della preghiera: «La nostra preghiera per la pace - dice - è anche una preghiera per l'organizzazione delle Nazioni Unite. Invochiamo San Francesco affinché le Nazioni Unite facciano regnare nel mondo la giustizia e la pace! » 


*


Come si vede, la nostra preghiera ha alle spalle una grande storia e ha invaso le strade di tutto il mondo. Forse il suo cammino non è ancora terminato, visto che la pace è ancora molto lontana dalla vita di molti popoli del pianeta. Molto rimane da fare. Le speranze di tanti si affidano ancora alla preghiera attribuita a San Francesco. 



P. Tarcisio Marco Mascia





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